Palermo

Martedì 26 Agosto 2025

La strage di Monreale e quel sorriso dal carcere, il papà di una vittima: «Uno schifo»

Le tre vittime

«Cosa possiamo pensare? È uno schifo, davvero uno schifo. Da cittadino sono indignato. Aspetto soltanto giustizia, nient’altro». Giacomo Miceli (sotto nella foto), papà di Andrea, uno dei tre giovani uccisi il 27 aprile nella strage di Monreale, fatica a contenere l’amarezza. Lo screenshot con rosario al collo e sorriso beffardo della videochiamata dal carcere di Salvatore Calvaruso, ritenuto uno dei killer della sparatoria di quella notte, ha riacceso il dolore e le polemiche. Come anticipato ieri dal nostro giornale, si tratta di un colloquio consentito ai detenuti, ma ciò che ha indignato è lo scatto poi finito sui social, che ha ferito ancora una volta le famiglie delle vittime. E il dolore torna al Far West di via Benedetto D’Acquisto quando, assieme ad Andrea, persero la vita Salvatore Turdo e Massimo Pirozzo, raggiunti dai colpi di pistola esplosi durante la lite degenerata in massacro. A rendere lo scatto ancora più insopportabile è il fatto che a diffonderlo è stato un amico di Calvaruso, un ragazzino collegato dall’altra parte del telefono che lo ha fotografato e messo sui social. Un gesto che, con una leggerezza inaccettabile, ha finito per trasformarsi in uno sfregio. «Per me - continua Miceli - sono extraterrestri, persone che non dovrebbero stare su questa terra. Non hanno capito ciò che ci hanno tolto: mio figlio era tutto per me, stavamo insieme tutto il giorno. Per loro, invece, la vita continua come se niente fosse, anzi si sentono più grandi. Quando usciranno, e spero che non accada mai, nel loro cervello penseranno di essere diventati ancora più potenti. Ma non è solo colpa loro: è anche tutto ciò che li circonda. Non hanno capito nulla, sono tutti uguali, dai genitori ai loro amici». Quattro mesi dopo la ferita è aperta, anzi brucia di più. «Le istituzioni ci hanno abbandonato - è la denuncia del papà di Andrea -. Nessuno si è fatto sentire, l’unica persona che ci sta sostenendo è il sindaco di Monreale, Alberto Arcidiacono». Stasera alle 21 in paese si terrà una fiaccolata «per non dimenticare mai» e affinché «tragedie come queste non si ripetano più», con partenza da via Benedetto D’Acquisto, dove il 27 aprile furono uccisi i tre ragazzi. Il corteo raggiungerà il Duomo, dove saranno lanciati palloncini bianchi e verrà proiettato un video in loro memoria. L’immagine di Calvaruso dal carcere ha suscitato reazioni dure anche da chi assiste i sopravvissuti come Giada Caputo, avvocato di Nicolò Cangemi, il trentatreenne che per un soffio non è stato ucciso ma solo ferito a una gamba. «È un atteggiamento di arroganza e disprezzo verso il dolore dei familiari. Chi è detenuto per reati così gravi ha il dovere morale di mantenere un profilo di assoluto rispetto nei confronti delle vittime e delle istituzioni. Ogni gesto, ogni parola, ogni immagine che va nella direzione opposta è un ulteriore schiaffo per chi ha perso una persona cara o vive le conseguenze di quella violenza subita sulla propria pelle». Anche il garante dei detenuti, Pino Apprendi, definisce «imbarazzante» la foto del diciottenne che ride: «Non mi è mai capitato di vedere un detenuto con un atteggiamento simile. In carcere di solito trovo solo tristezza, mai sorrisi. È chiaro che la videochiamata è un diritto, ma se poi qualcuno scatta una foto e la mette online questa cosa stona. Io non giudico, penso che il pensiero di questa persona dovrebbe concentrarsi su quello che dovrà affrontare in futuro, se mai dovesse essere giudicato colpevole». Sui social, intanto, monta la rabbia e Calvaruso è già stato condannato. «È inammissibile - si legge in una pagina Facebook aperta dopo i fatti del 29 aprile - che un individuo che toglie la vita a tre ragazzi in carcere possa avere tutti i confort e ridere in videochiamata. Vogliamo pene più severe perché non è vero che la legge è uguale per tutti. Vogliamo il fine pena mai».  

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