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Palermo, l'hotel gestito dal nipote di Brusca, parla il legale: «Il mio cliente non ha mai avuto rapporti col boss»

«Giorgio Cristiano è oggetto di una diffamatoria campagna mediatica che lo ha indicato quale 'nipotè del noto collaboratore di giustizia Giovanni Brusca e ne ha suggestivamente insinuato il possibile ruolo di prestanome e che da ultimo ha portato, persino, ad un’interpellanza parlamentare. Il mio assistito non ha mai avuto alcun rapporto con Brusca che non ha mai nemmeno conosciuto o incontrato; suo malgrado, sussisteva in passato un formale rapporto di affinità, scaturente dal matrimonio tra Brusca e la sorella del padre, separati da oltre un decennio e successivamente divorziati.

Inoltre, è del tutto falsa la circostanza che l’Hotel Garibaldi sia un bene confiscato alla mafia». Lo scrive in una nota l'avvocato Massimo Motisi che assiste l’imprenditore a cui è stato assegnato l’albergo.

«L'albergo oggetto di confisca (nei confronti, peraltro, della società Cedam S.r.l.) è unicamente una porzione dell’unità immobiliare in cui ha sede l’Hotel Garibaldi, attività alberghiera avviata dalla F. Ponte S.p.a. che aveva stipulato un contratto di locazione dell’immobile con la Cedam S.r.l.. - spiega - Si precisa che il gruppo F. Ponte S.p.a. era stato oggetto di un procedimento di prevenzione definitosi con la restituzione di tutti i beni. Il mio assistito e la Cribea S.r.l. non hanno avuto nulla a che vedere con la vicenda di prevenzione che ha riguardato il Gruppo Ponte».

«La Cribea S.r.l., di cui oggi Giorgio Cristiano è amministratore, - aggiunge - è stata unicamente autorizzata dal tribunale misure di prevenzione a stipulare il contratto di locazione dell’immobile di via Emerico Amari in luogo della società F. Ponte S.p.a. che aveva ricevuto lo sfratto per morosità».

«Il tribunale misure di prevenzione ha ritenuto che non vi fosse alcuna ragione ostativa all’operazione commerciale. - conclude l'avvocato Motisi - Si segnala, da ultimo, che i suggestivi accostamenti tra Giorgio Cristiano e la figura di Brusca, che si ribadisce non ha mai conosciuto, potrebbero esporre il mio assistito a potenziali vendette trasversali con rischio concreto per la sua incolumità e quella dei suoi familiari».

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