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Palermo, condannato a 15 anni per l'omicidio di Emanuele Burgio alla Vucciria: portò l'arma, ma «non è pericoloso»

La polizia scientifica sul luogo dell’agguato a Emanuele Burgio, alla Vucciria

I giudici della prima sezione penale misure di prevenzione del tribunale di Palermo, presidente Ettorina Contino, hanno respinto la richiesta di sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nei confronti di Giovanni Battista Romano che la notte del 31 maggio del 2021, alla Vucciria a Palermo, portò la pistola con quale il nipote Matteo Romano sparò e uccise Emanuele Burgio. Finita di scontare la condanna, ormai definitiva, a 15 anni di carcere Giovanni Battista Romano, dunque, non sarà sottoposto alla sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno come richiesto dal questore di Palermo.

Secondo la sezione misure di prevenzione, l’uomo è socialmente pericoloso ma non di quella pericolosità che la legge richiede per fare scattare la sorveglianza speciale. L'omicidio, seppure efferato, non è stato commesso né con l'aggravante della premeditazione, né con quella mafiosa. Quella sera i Romano erano in tre c'era anche Domenico il padre di Giovan Battista e Matteo fece fuoco in via dei Cassari usando la pistola che il nipote aveva portato con sé. Con Burgio negli ultimi periodo c'erano continui scontri e liti, anche per banali incidenti d’auto. Per il delitto l’aggravante mafiosa non fu accolta dai giudici della corte d’assise.

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