Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Almaviva, i sindacati: «Riaprire il tavolo ed evitare i licenziamenti»

Fistel Cisl Sicilia e Ugl Telecomunicazioni Wicilia, rivolgono «un ultimo responsabile appello a tutte le parti coinvolte nella vertenza Almaviva Contact alla vigilia della scadenza della procedura di licenziamento collettivo, prevista per il 31 luglio 2025». E’ quanto si legge in una nota.

«Siamo di fronte a un momento catastrofico e drammatico per 387 lavoratrici e lavoratori siciliani, che a partire dall’1 agosto rischiano di perdere ogni speranza di ricollocazione, vedendo compromesso in modo irreversibile il proprio futuro lavorativo e familiare - lamentano Francesco Assisi, segretario generale Fistel Cisl Sicilia, e Claudio Marchesini, di UGL Telecomunicazioni Sicilia -. Oggi, nel tentativo di superare ogni divisione, sentiamo il dovere morale e civile di rivolgerci direttamente a tutti gli attori coinvolti nella vertenza invocando senso di responsabilità e rispetto per la dignità delle persone coinvolte. Chiediamo con forza l’urgente riapertura del Tavolo Ministeriale affinché ognuno riveda le proprie posizioni per addivenire ad una soluzione condivisa che possa mettere in sicurezza il futuro di tutti i lavoratori. Una decisione che rappresenterebbe un atto di responsabilità sociale e consentirebbe di dare continuità al percorso di ricollocazione, già avviato grazie all’impegno della Regione Siciliana e degli Assessorati competenti. Siamo consapevoli che si tratterebbe di un ulteriore tentativo da parte di tutti perché riteniamo che, salvaguardare il futuro di 387 famiglie siciliane, sia un gesto doveroso e coerente con la storia delle relazioni industriali che hanno contraddistinto il dialogo tra le parti - Sindacati, Istituzioni Regionali e Azienda. Chiediamo un ultimo gesto di apertura. Un segnale di umanità e responsabilità. Un’opportunità per non spezzare definitivamente il filo di speranza che tiene in vita il cuore e la dignità di queste famiglie»

La posizione della Cgil

«Il clima teso e confuso che si è creato attorno alla vertenza Almaviva, rischia di restituire una narrazione parziale, se non fuorviante, su chi davvero ha cercato soluzioni e chi invece ha scelto scorciatoie pericolose. Far passare per 'occasione persa una proposta che costringeva le organizzazioni sindacali a firmare licenziamenti in anticipo, in cambio di un prolungamento della cassa integrazione per tre mesi e di progetti non vincolanti, senza alcuna garanzia reale né per i numeri, né per i criteri di assunzione è strumentale e rischia di nascondere le reali responsabilità».

A dichiararlo è il segretario generale della Slc Cgil Palermo, Fabio Maggio, che ribadisce la posizione del sindacato sulla scelta di non firmare l’accordo sui licenziamenti. «Una proposta che avrebbe comportato l’abbandono di ogni vertenza successiva, corroborando la scelta aziendale di licenziare tutti ed esonerando Almaviva da qualsiasi forma di responsabilità - aggiunge Fabio Maggio - Colpisce poi il modo in cui la politica regionale ha deciso di raccontare la vicenda: attaccando chi difende i diritti».

«Come Slc Cgil Palermo, insieme alle altre organizzazioni sindacali presenti al tavolo nazionale, abbiamo scelto di non barattare la dignità di chi lavora con promesse aleatorie e senza alcuna garanzia occupazionale reale - prosegue Maggio - I progetti legati al 116-117 o alla digitalizzazione non sono stati formalizzati né in termini di assunzioni, né di criteri trasparenti per l’inserimento dei lavoratori Almaviva. In questo contesto, aderire alla proposta significava accettare licenziamenti al buio, sulla base di promesse ancora tutte da realizzare».

«La rottura non è colpa del sindacato. La rottura è il risultato di un modello fallimentare di gestione industriale, che da anni si limita a spostare problemi da un tavolo all’altro, senza mai risolverli davvero. Se davvero si vuole salvare qualcosa - conclude Fabio Maggio - serve un atto di responsabilità da parte delle istituzioni: convincere Almaviva a ritirare i licenziamenti, definire il bacino di recepimento dei lavoratori, di cui tanto si è discusso negli ultimi mesi, riaprire il tavolo ministeriale per lavorare a soluzioni concrete e inclusive. Non serve trovare un colpevole. Serve trovare il coraggio politico di fare ciò che finora non si è voluto fare».

Caricamento commenti

Commenta la notizia