
Il Consiglio di Stato ha rigettato l’appello cautelare proposto dal ministero dell’Interno, confermando che il commissario dello Stato per la Regione siciliana, il prefetto Ignazio Portelli, non sarà costretto ad andare in pensione e dunque può restare al suo posto per altri due anni. L’alto dirigente era stato collocato in quiescenza al compimento dei 65 anni, il primo gennaio scorso, in base alla vecchia legge che prevedeva questo limite di età per i dipendenti della pubblica amministrazione.
Portelli aveva però invocato l’innalzamento di questa soglia ai 67 anni, deciso con la legge di Bilancio che era stata approvata proprio due giorni prima, il 30 dicembre 2024: il Viminale non aveva sentito comunque ragioni e lo aveva messo forzatamente in pensione. A quel punto il commissario dello Stato aveva fatto ricorso al Tar del Lazio, con l’assistenza degli avvocati Girolamo Rubino e Giuseppe Impiduglia: il tribunale amministrativo aveva dato ragione a Portelli, affermando il suo diritto «alla prosecuzione, senza soluzione di continuità (e quindi a far data dal 1 gennaio 2025) del suo rapporto di lavoro subordinato». Era così scattato il contro ricorso al Consiglio di Stato da parte del ministero, con contestuale istanza di sospensione degli effetti della sentenza.
Il Consiglio di Stato però ha stabilito che nessun «pregiudizio grave e irreparabile» potrebbe subire l’amministrazione dal mantenimento in servizio del prefetto Portelli.
Caricamento commenti
Commenta la notizia