«A morte». Due parole secche, lapidarie. Compaiono in un messaggio inviato il 3 febbraio del 2024, cinque giorni prima della strage, da Sabrina Fina a Massimo Carandente.
Sono nello stesso luogo, nella villetta di contrada Granatelli ad Altavilla Milicia, eppure comunicano via chat. «Guarda me, ma io sto pregando», aveva scritto la donna poco prima, lo stesso messaggio lo aveva inoltrato anche a Giovanni Barreca che in quei giorni viveva completamente soggiogato dalla e con la coppia.
Poi, alle 18,32, quel messaggio («A morte»), che sembra anticipare tutto l’orrore che sarebbe seguito. Sono le ore che precedono il delirio e un vortice di fanatismo e violenza.
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