46 anni fa l’omicidio di Boris Giuliano, il superpoliziotto che sfidò Cosa nostra
A 46 anni dall’uccisione per mano mafiosa del Vice Questore Giorgio Boris Giuliano, la Questura di Palermo ha reso omaggio alla memoria del funzionario della Polizia di Stato, figura simbolo della lotta alla criminalità organizzata e modello di integrità per intere generazioni di poliziotti. La cerimonia commemorativa si è svolta questa mattina in via Francesco Paolo Di Blasi, luogo in cui Giuliano fu barbaramente assassinato il 21 luglio 1979. Il Questore di Palermo ha deposto una corona di alloro in memoria del funzionario, alla presenza delle autorità civili e militari, dei colleghi e dei familiari del dott. Giuliano. A seguire, presso la cappella della caserma “Lungaro”, è stata celebrata una Santa Messa in suffragio, officiata dal Cappellano della Polizia di Stato palermitana, don Massimiliano Purpura. Giorgio Boris Giuliano, capo della squadra mobile di Palermo negli anni più bui della lotta alla mafia, fu uno dei primi investigatori a comprendere la pericolosità e la portata del traffico internazionale di droga gestito da Cosa nostra. La sua dedizione, il rigore morale e la determinazione nel contrastare ogni forma di prevaricazione mafiosa ne hanno fatto un punto di riferimento etico e professionale per tutta la Polizia di Stato. «Il suo sacrificio – sottolineano dalla Questura – continua a rappresentare un faro per le donne e gli uomini della Polizia. Ricordare Boris Giuliano significa rinnovare l’impegno quotidiano per la legalità e per la difesa delle istituzioni democratiche». Sono passati 46 anni dall’omicidio del superpoliziotto. Stava pagando il caffè che aveva appena consumato al bar «Lux» di via Francesco Paolo Di Blasi. Leoluca Bagarella lo prese alle spalle e premette per sette volte il grilletto, lasciando a terra uno degli investigatori più acuti, brillanti e tenace nella lotta contro Cosa nostra: il capo della Squadra mobile, Boris Giuliano. Era il 21 luglio del 1979. Ovvero proprio nella fase in cui il vicequestore, nominato al posto di Bruno Contrada, stava lavorando sul ritrovamento all’aeroporto di Punta Raisi di 500 mila dollari in due valigette, che si riveleranno poi essere il pagamento di una partita di eroina sequestrata al Jfk di New York, e aveva appena scoperto proprio il covo di Bagarella, cognato di Totò Riina, in via Pecori Giraldi, a Brancaccio. Nell’appartamento, oltre a quattro chili di eroina, venne trovata anche una fotografia ”illuminante“, che ritraeva diversi mafiosi vicini ai Corleonesi con il camorrista Lorenzo Nuvoletta. Erano gli anni in cui enormi quantità di droga e di denaro viaggiavano tra le due sponde dell’Atlantico e Giuliano aveva intuito i nuovi investimenti di Cosa nostra nel settore e messo in atto tecniche investigative all’avanguardia per l’epoca.