
Sono passati 46 anni dall’omicidio del superpoliziotto. Oggi il ricordo di Boris Giuliano, ucciso da cosa nostra il 21 luglio del 1979.
Stava pagando il caffè che aveva appena consumato al bar «Lux» di via Francesco Paolo Di Blasi. Leoluca Bagarella lo prese alle spalle e premette per sette volte il grilletto, lasciando a terra uno degli investigatori più acuti, brillanti e tenace nella lotta contro Cosa nostra: il capo della Squadra mobile, Boris Giuliano.
Era il 21 luglio del 1979. Ovvero proprio nella fase in cui il vicequestore, nominato al posto di Bruno Contrada, stava lavorando sul ritrovamento all’aeroporto di Punta Raisi di 500 mila dollari in due valigette, che si riveleranno poi essere il pagamento di una partita di eroina sequestrata al Jfk di New York, e aveva appena scoperto proprio il covo di Bagarella, cognato di Totò Riina, in via Pecori Giraldi, a Brancaccio.
Nell’appartamento, oltre a quattro chili di eroina, venne trovata anche una fotografia ”illuminante“, che ritraeva diversi mafiosi vicini ai Corleonesi con il camorrista Lorenzo Nuvoletta.
Erano gli anni in cui enormi quantità di droga e di denaro viaggiavano tra le due sponde dell’Atlantico e Giuliano aveva intuito i nuovi investimenti di Cosa nostra nel settore e messo in atto tecniche investigative all’avanguardia per l’epoca.
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