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L’hostess morta a Vienna, i familiari all’attacco: «Sequestrate i suoi vestiti»

L’avvocato dei congiunti chiede al pm di acquisire le immagini della videosorveglianza, di esaminare il cellulare e risentire testi. «Sugli abiti possibili tracce di una colluttazione

La battaglia legale per risolvere il giallo della morte a Vienna della hostess palermitana si arricchisce di nuovi atti. Una ulteriore richiesta di indagini urgenti è stata presentata dall’avvocato Alberto Raffadale al pm Ludovica D’Alessio, che sta coordinando le indagini sulla scomparsa di Aurora Maniscalco, deceduta il 23 giugno dopo essere precipitata (due giorni prima) dal balcone di casa nella capitale austriaca.

I familiari - la zia Ninfa Maniscalco, il padre Francesco Paolo Maniscalco e la madre Giada Cucina - attraverso il legale hanno chiesto alla Procura di eseguire una serie di verifiche e sequestri urgenti, come l’acquisizione della cartella clinica dove era annotata la richiesta dei medici austriaci di eseguire l’autopsia.

Ancora il sequestro, presso l’ospedale generale di Vienna (Akh Wien) degli indumenti e di tutti gli effetti personali, inclusa la catenina, che Aurora indossava al momento della caduta. I reperti - secondo i familiari - sono indispensabili per gli accertamenti tecnico-scientifici volti a cercare tracce biologiche di terzi, fibre o altri elementi indicativi di una colluttazione.

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