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Palermo, sconto di pena in appello per il «postino» di Messina Denaro

Andrea Bonafede, dipendente comunale

La corte d’appello di Palermo ha ridotto da 6 anni e 8 mesi a 6 anni la pena inflitta ad Andrea Bonafede, cugino del geometra omonimo che prestò l’identità a Matteo Messina Denaro, e ritenuto uno dei principali favoreggiatori del capomafia. La Procura generale, come già sostenuto in primo grado dal pm Gianluca De Leo, aveva chiesto la riqualificazione dell’accusa in associazione mafiosa visto il ruolo fondamentale svolto da Bonafede nella protezione e nell’aiuto del ricercato.

Le indagini hanno svelato, infatti, che, oltre a fare la spola tra casa del latitante e lo studio del suo medico con certificati falsi e prescrizioni, Bonafede è stato l’ombra del boss, l’ha scortato a Palermo nel 2012 e nel 2014 (per spese e a farsi un tatuaggio), lo ha portato ad acquistare l’auto con i falsi documenti nel 2020 , gli ha consegnato il cellulare durante il ricovero all’ospedale di Mazara del Vallo ed è stato un prezioso aiuto per Messina Denaro in tutte le sue vicende sanitarie.

Tutti elementi raccolti nel tempo dalla Procura e acquisiti nel processo di appello (il ricorso contro la condanna a 6 anni e 8 mesi fu fatto sia dalla procura che dalla procura generale) che evidentemente non sono serviti a far cambiare idea ai giudici sul reato da contestare all’imputato.

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