Alla fine i fischi ci sono stati e anche tanti, il sindaco è salito in fretta sul carro trionfale e, subito dopo l’invocazione Viva Palermo e Santa Rosalia, si è allontanato in fretta e furia. Segno del malessere di una città che non si riconosce più nelle sue figure. Ai microfoni della diretta di Tgs, rispondendo al direttore Marco Romano e a Giovanni Villino, il primo cittadino non nasconde l’imbarazzo ma glissa: «Credo che i palermitani siano soddisfatti del Festino». Ma quando Romano gli chiede di giudicare l’accoglienza riservatagli, Lagalla azzarda un dribbling: «È una città che ovviamente manifesta grande accoglienza e grande civiltà». Il corteo è iniziato a Palazzo Reale dove in mezzo alla folla vi erano anche Luigi e Martino Lo Cascio, pronti a fare il tifo per l’amico Vincenzo Pirrotta che, a vedersi spiaccicato su Palazzo Reale nelle vesti della Morte, si applaude da solo. Prima tappa, il videomapping sulla residenza dei re normanni è perfetto, pare un orologio anche se non si comprende perché metà piazza sia transennata; la folla si sposta verso la Cattedrale, il carro-teatro scende dalla scalinata e raggiunge il carro trionfale che aspetta buono buono sotto Porta Nuova, attorniato da due ali di folla dietro le transenne. Perché il Festino è roba da intenditori, ogni palermitano ovviamente ha le sue regole: la posizione dipende da tante cose, la stanchezza, la nonna anziana, i ragazzini... Un servizio completo di Simonetta Trovato sull'edizione di Palermo del Giornale di Sicilia in edicola oggi