
Il tribunale del Lavoro di Termini Imerese ha condannato l’Inail al risarcimento previdenziale in favore della vedova di Giuseppe Failla, dipendente del Comune di Castelbuono, scomparso a 64 anni per mesotelioma pleurico, un cancro devastante causato dall’esposizione all’amianto.
Alla vedova sarà ora corrisposta una rendita mensile, oltre agli arretrati e alle maggiorazioni del fondo vittime dell’amianto. Failla aveva lavorato per 33 anni: prima nell’ambito ambientale, poi nei settori manutentivi e amministrativi del Comune. Per oltre vent'anni aveva provveduto alla salvaguardia dell’ambiente (acqua, suolo, atmosfera), con gestione del servizio di raccolta e discarica dei rifiuti solidi urbani, tra cui quella di "Santa Lucia" e quella di "Cassanisa", lavorando tra rifiuti pericolosi, spesso contenenti amianto, in siti contaminati e magazzini comunali fatiscenti, come l’ex
cineteatro "Le Fontanelle" dove le coperture in eternit erano in evidente stato di degrado.
Fu nominato responsabile per la gestione di eternit abbandonato, con esposizioni documentate e dirette a polveri di amianto, senza adeguate tutele. Nel 2018, la diagnosi: mesotelioma pleurico.
L’Inail negò la malattia professionale. Pochi mesi dopo, nel gennaio 2019, Failla morì. Poi la moglie e il figlio assistiti dall’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’osservatorio nazionale amianto hanno iniziato la lunga battaglia per il riconoscimento della causa della patologia.
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