Palermo

Mercoledì 09 Luglio 2025

«Un volto nuovo per San Giuseppe Jato», il sindaco Siviglia nel rapporto sugli amministratori sotto tiro

Il nome di San Giuseppe Jato torna nel dossier nazionale che racconta minacce e intimidazioni contro chi amministra la cosa pubblica. Tra i protagonisti del 15° rapporto «Amministratori sotto tiro» di Avviso Pubblico, presentato a Roma, c’è anche Giuseppe Siviglia, sindaco di un paese per troppo tempo conosciuto come quello di Giovanni Brusca, il boss che ordinò il rapimento e l’uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo. «Quello di oggi è un riconoscimento pubblico per avere governato con trasparenza e onestà in un ambiente pericoloso, pieno di insidie e minacce», afferma Siviglia (a destra nella foto con il presidente della Commissione nazionale antimafia, Chiara Colosimo, e con l'assessore comunale allo Sport, Mariano Lo Bianco), indicato come simbolo di resistenza civile. Il sindaco ripercorre la sua storia personale segnata da minacce e violenza: «Avevo 16 anni - ricorda - la notte che hanno dato fuoco dietro la porta di casa. Mio padre era amministratore e qualcuno voleva fargli pagare un favore non concesso. Ci siamo salvati grazie a una seconda uscita. Ma la mia passione politica non si è fatta distruggere». Dal fuoco alle lettere anonime, fino alle croci sui muri: tutto per intimidirlo. «Nel 2002 mi candido a sindaco. Già in campagna elettorale iniziano le scritte e le croci. Segnali che la mafia mi mandava in un linguaggio che io non ho mai parlato», racconta. Poi i due tentativi di rapina, quando gestiva locali a Palermo, e la brutale aggressione del 2005: pugni, calci, la faccia massacrata. Seguirà un processo per eccesso di legittima difesa chiuso anni dopo con l’assoluzione definitiva. «Da quel momento la mia vita è tornata quasi normale - dice -. Ho cambiato abitudini: per tutelare la mia famiglia ho deciso di muovermi quasi sempre a piedi, anche di notte. Così se qualcuno vuole farmi del male, lo fa a me e non a loro». L’inserimento nel rapporto di Avviso Pubblico è per Siviglia un sigillo morale, la conferma di una battaglia quotidiana per la legalità. La partecipazione all'iniziativa rafforza il legame tra Comune e cittadini, soprattutto con i giovani. «Vorrei che l'impegno delle ragazze e dei ragazzi fosse il volto nuovo di San Giuseppe Jato. Siamo stati per troppo tempo solo il paese di mafia, dove si uccidono anche i bambini», conclude.

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