
C’è ancora qualcosa da limare, nella speranza che possa cadere un po’ di pioggia da qui alla fine dell’estate, ma il piano è già scattato, con un unico obiettivo: salvare le coltivazioni dalla crisi idrica che minaccia il versante occidentale dell’Isola, lì dove i bacini a uso promiscuo, sia irriguo che potabile, presentano volumi ben più ridotti rispetto agli impianti che insistono ad Est dell’Isola, evitando così di rivedere lo stesso quadro dell’anno scorso, quando, di fronte all’emergenza, le risorse delle dighe furono quasi esclusivamente indirizzate verso le utenze domestiche, con perdite drammatiche per le aziende.
Stavolta, secondo quanto deciso dalla task force regionale per la siccità in agricoltura, capitanata da Fulvio Bellomo, una parte dell’acqua contenuta negli invasi in questione verrà salvaguardata ad uso esclusivo delle imprese del settore, per garantire almeno le irrigazioni di soccorso, senza però togliere troppo al fabbisogno delle città, che dovrebbe comunque essere coperto, oltre che dalle dighe, dai dissalatori di Gela, Porta Empedocle e Trapani di prossima attivazione, e soprattutto dai circa 200 pozzi scavati o messi a nuovo negli ultimi mesi dalla Regione. Così, spiega l’assessore all’Agricoltura Salvatore Barbagallo, «abbiamo incrementato le immissioni idriche previste per le coltivazioni, partite regolarmente. Certo, in alcune zone ci sono state delle criticità dovute alla rottura delle condutture, ma i Consorzi stanno lavorando per ripararle. D’altronde, la Regione ha stanziato 1,5 milioni per il pronto intervento negli acquedotti guasti e altri fondi potrebbero arrivare dalla nuova manovra».
Un servizio completo di Andrea D'Orazio sul Giornale di Sicilia in edicola oggi
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