
Pochi mesi fa un’altra indagine sul caporalato aveva portato alla luce condizioni di lavoro disumane: ventisette persone, quasi tutti italiani, sfruttate nei bazar gestiti da imprenditori cinesi.
Costretti a turni di 12-13 ore al giorno, senza ferie né riposi, pagati due o tre euro l’ora e videosorvegliati costantemente. Anche lì, come nell’inchiesta che ieri ha coinvolto gli undici negozi, a denunciare erano stati i dipendenti esasperati. In città la piaga si è allargata al commercio al dettaglio e persino alle grandi catene nei centri commerciali.
Lo denuncia con forza la Filcams Cgil: «Occorre un impegno senza soste contro il caporalato, per sradicare sfruttamento e abusi. Dopo l’indagine che ha svelato il caso dei 27 palermitani sfruttati come schiavi, emerge questa nuova realtà altrettanto drammatica», denunciano i segretari Giuseppe Aiello e Alessia Gatto.
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