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Palermo. Brioscia con o senza accento, il marchio non si può usare

Una sentenza dà ragione a Elenka e obbliga Fabio Loriano, premiato per la migliore granita d’Italia, a cambiare l’insegna. «Chiuse le porte a chi si ispira all’identità sicula»

Fabio Loriano
Fabio Loriano

Premiato per la migliore granita d’Italia al Sigep di Rimini, ricevuto dal sindaco Roberto Lagalla e raggiunto telefonicamente persino dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, Fabio Loriano non si sarebbe mai aspettato di essere costretto a cambiare il nome Brioscia scelto per la graniteria aperta assieme a Paolo Scancarello, dj e imprenditore, in via Roma.

L’insegna adesso è diventata Briosa. Tutto nasce da una controversia sul marchio. Il colosso Elenka, che negli anni scorsi ha acquisito dalla procedura fallimentare della società Magi il brand Brioscià maestri del gelato, ha chiesto al tribunale di intimare a Brioscia granite siciliane di non usare quel nome.

Il tribunale ha dato ragione a Elenka, ritenendo che il nome «Brioscia», pur rappresentando un’espressione notissima in città per indicare le brioche, e dunque un generico prodotto alimentare, fosse comunque troppo simile a «Brioscià», con la «a» accentata, e potesse pertanto trarre in inganno i consumatori, considerato anche che i due i marchi operano nella stessa classe merceologica (gelati e granite). Né la grafica diversa dei loghi e dell’insegna, né la specializzazione esclusiva di Loriano e Scancarello nella granita hanno convinto i giudici.

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