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Cracolici: «Enna e la sua provincia utilizzata dalla mafia come cassaforte per le armi»

Antonello Cracolici, presidente della Commissiona antimafia regionale

«A Enna sono state rinvenute e sequestrate dall’autorità giudiziaria ingenti quantità di armi, anche da guerra. Questa provincia oltre a essere armata lo è  per conto terzi, come una sorta di cassaforte di alcune cosche siciliane che utilizzano questo territorio perché apparentemente tranquillo rispetto ad altre zone della Sicilia, quindi un luogo ideale dove conservare e nascondere armi che potrebbero essere utilizzate nelle strategie criminali della mafia siciliana».

È il primo dato emerso dalla tappa della commissione regionale Antimafia, presieduta da Antonello Cracolici, oggi ad Enna per mappare lo stato della criminalità organizzata nell’Isola. Armi, estorsioni, denunce antiracket, i punti affrontati: «Per ogni arma scoperta ce ne sono centinaia sommerse - ha aggiunto il presidente - bisogna capire se questa corsa generale delle famiglie mafiose a riarmarsi è una forma di deterrenza contro altri clan o se ci si arma in vista di futuri utilizzi". Intanto, dalla tappa della commissione è emerso anche come "I tentativi di ricostruire a Enna clan criminali con boss scarcerati e tornati nei territori di provenienza siano stati stroncati sul nascere dalle forze dell’ordine».

Sul fronte antiracket il presidente Cracolici ha poi dichiarato: «Nonostante la presenza di due associazioni antiracket non emergono denunce specifiche per estorsioni. Bisogna educare alla denuncia e rilanciare l’associazionismo, perché i mafiosi non si rivolgono facilmente a un imprenditore che ha avuto la forza di denunciare, ma cercano di colpire i più deboli che dobbiamo sostenere e aiutare a fare, invece, sistema».

«C'è poi un dato che non riguarda la criminalità ma piuttosto la cultura della violenza - ha concluso Cracolici - in questo momento la provincia di Enna, in particolare il territorio di Piazza Armerina, registra uno degli indici più alti della violenza di genere, anche rispetto ad altre città dell’Isola che hanno lo stesso numero di abitanti. È un fenomeno che come istituzioni dobbiamo monitorare per mettere in campo strategie sociali di contrasto».

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