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«Buon viaggio, figlia mia»: il saluto straziante del padre di Aurora

La giovane hostess è morta al Vienna General Hospital dopo una caduta dal terzo piano. Le autorità austriache parlano di suicidio ma la famiglia respinge l’ipotesi e chiede chiarezza sul ruolo del fidanzato

«Ciao piccolo angelo, da hostess di volo sei volata in cielo dritta nelle braccia di Dio. Rimane un bellissimo ricordo di te nei nostri pensieri e rimane la tua bellezza nei nostri cuori. Hai lasciato un vuoto incolmabile. Non ti dimenticherò mai Aurora, sarai per sempre nel mio cuore. Buon viaggio, figlia mia». È il padre di Aurora Maniscalco a scrivere queste parole, affidate ai social pochi giorni dopo la morte della figlia. La ragazza, ventiquattrenne palermitana, è morta lunedì scorso al Vienna General Hospital (nella foto), dove era stata ricoverata dopo essere precipitata dal terzo piano dell’appartamento in cui viveva con il fidanzato.

La casa, in Universumstrasse, si trova nel quartiere Brigittenau, non lontano dal Danubio. Secondo la polizia austriaca potrebbe essersi trattato di suicidio. Un’ipotesi che la famiglia respinge con forza. Due le denunce presentate dal legale Alberto Raffadale: una a Vienna, l’altra a Palermo. «Abbiamo chiesto accertamenti su tutto – spiega l’avvocato – compreso il sequestro dell’abitazione, della salma, dei cellulari. Ci sono punti che meritano chiarezza. Non si tratta di accusare, ma di fare luce».

Aurora, dopo un periodo vissuto in Repubblica Ceca, si era trasferita a Vienna dove lavorava per Lauda Air. Aveva condiviso l’appartamento con Elio Bargione, palermitano come lei, assistente di volo e musicista. La loro relazione, secondo quanto riferito dai familiari, non era sempre serena. «Litigavano spesso – raccontano – ma non sappiamo il motivo». Ed è proprio nei momenti immediatamente successivi alla tragedia che la famiglia individua alcuni elementi poco chiari: il giovane avrebbe avvertito per prima la propria famiglia, arrivata subito in Austria, mentre i genitori di Aurora sono stati informati solo diverse ore dopo.

La madre di Aurora, che vive in Sicilia, è volata a Vienna appena saputo. Il padre, residente a Rimini, è partito subito per raggiungere la figlia in ospedale. A nome della famiglia, la zia Ninfa ha presentato denuncia alla magistratura italiana: «Era la mia bambina. Non posso credere che non sia più con noi».

Nel frattempo, le autorità austriache sembrano propendere per l’ipotesi del gesto volontario. Secondo quanto riportato dal quotidiano Heute, ci sarebbero testimoni che avrebbero visto la ragazza gettarsi dal balcone. Il fidanzato avrebbe tentato di rianimarla fino all’arrivo dell’ambulanza. Ma per la famiglia restano troppi dubbi. «Perché la casa non è stata sequestrata? Perché il profilo WhatsApp di Aurora è stato modificato?», chiedono i parenti. E aggiungono: «Era venuta a Palermo a maggio. Non era depressa, voleva iscriversi a un corso di tedesco e fare nuovi progetti».

I messaggi d’addio si moltiplicano. «Aurora, bella come il sole, con un cuore grande, pronta ad accogliere tutti», scrive Maja, amica e collega bosniaca. «Ricorderò sempre il tuo sorriso e i tuoi occhi pieni di voglia di vivere. Ti voglio bene, riposa in pace». La cugina Federica, invece, promette battaglia: «Ti faremo giustizia. Non ci fermeremo davanti a nulla».

Parole di cordoglio sono arrivate anche dal sindaco di Palermo, Roberto Lagalla: «La scomparsa a Vienna di Aurora Maniscalco, giovane hostess palermitana, scuote drammaticamente la nostra comunità. Ci associamo in questo momento al grido di dolore dei familiari di Aurora e alla loro richiesta di verità e giustizia, affinché si faccia luce sui contorni di questa tragica vicenda».

Nel frattempo, colleghi e amici di Aurora si sono mobilitati per sostenere la famiglia con una raccolta fondi, destinata a coprire le spese legali e riportare la salma in Italia.

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