
«Apprendiamo con commozione che tra le tracce della prova scritta d’italiano per la maturità di quest’anno, vi è un riferimento all’attenzione e alla fiducia che nostro padre riponeva nei giovani. Egli nutriva una enorme speranza nelle future generazioni e abbiamo sempre pensato che a reggere i suoi sforzi vi fosse il senso di una prospettiva alta di un cambiamento in meglio della nostra società civile». Lo dicono i figli del magistrato ucciso nel '92 a Palermo dalla mafia.
«Nella sua famosa frase "se la gioventù le negherà il consenso, anche l’onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo" è condensata tutta la speranza che la sua attività di magistrato impegnato sul fronte antimafia potesse incidere sulle coscienze di tutti i cittadini, all’interno di un percorso segnato dal sacrificio di tantissime magnifiche vite umane. Resta in noi oggi - aggiungono - la consapevolezza che attraverso l’odierno riconoscimento e tributo, il sacrificio di nostro padre è come un seme che sta dando i suoi frutti. Il percorso è ancora lungo ma siamo sulla buona strada», proseguono i figli del magistrato ucciso.
«Ci sia consentito di ringraziare la scuola di ogni ordine e grado per tutto il lavoro di educazione alla legalità svolto in questi trentatré anni e che sappiamo sarà portato avanti con nuovo entusiasmo alla luce di quanto accaduto oggi», concludono i figli di Paolo Borsellino.
Il fratello di Borsellino: fiducia nei giovani anche nell'ultima lettera
«È importante che questi argomenti vengano sottoposti ai giovani nei quali Paolo riponeva grande fiducia: lo aveva espresso anche nella sua ultima lettera che abbiamo ritrovato sul suo tavolo quel famoso 19 luglio e che scrisse proprio la mattina di quel giorno del 1992 in cui poi verrà ucciso. Dichiara l’ottimismo per il futuro, per i giovani, "quando i giovani saranno adulti avranno più forza di combattere di quanto io e la mia generazione abbiamo avuto", scrive. È una lettera che porto sempre con me e che leggo nelle scuole in cui vado a fare visita e portare testimonianza». A dirlo è Salvatore Borsellino, l’unico fratello rimasto in vita (erano quattro) del magistrato ucciso dalla mafia.
«È importante aver proposto questo brano - ragiona Salvatore Borsellino - anche se non so se a scuola i ragazzi sono informati: nelle scuole non si parla di mafia se non per iniziativa di alcuni professori. Quando trovo giovani preparati è spesso per iniziativa di alcuni docenti che, derogando dai programmi, approfondiscono questi temi, altrimenti non saprebbero neppure chi è Borsellino. Purtroppo delle stragi che dal 1947 in poi hanno insanguinato l’Italia non si parla mentre darebbero gli strumenti per conoscere il presente. E a 33 anni di distanza servirebbe una completa giustizia e verità su quella strage».
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