
«Dopo oltre quarant'anni si apre uno spiraglio di luce. Speriamo bene». Così Marina Pipitone Reina, vedova di Michele Reina ucciso da Cosa Nostra il 9 marzo 1979 commenta la riapertura delle indagini sull'omicidio del marito.
«Al momento - aggiunge - non ho altro da dire perché non conosco gli elementi su cui si basa la riapertura del caso. Certo è che dopo così tanto tempo è difficile capire realmente come siano andate cose. Molti personaggi di quell'epoca sono morti. Posso solo dire che non è stata solo la mafia. È stato un omicidio in cui c'entra anche la politica, mio marito prima di essere ucciso passeggiava tutte le notti, era stato abbandonato dalla Dc».
L'omicidio Reina è uno dei grandi buchi neri della storia del nostro Paese collegato ai delitti politici Mattarella e La Torre. La vedova dell'ex segretario provinciale della Dc evidenzia come in questi anni il marito «sia stato completamente dimenticato, sono molto arrabbiata per questo motivo. Mio marito è stato artefice di un dialogo con la sinistra quando ancora la politica aveva la forza di confrontarsi. Michele era scomodo perché chiudeva le porte ai mafiosi e le apriva alle forze di sinistra. La sua figura è caduta nell'oblio per troppo tempo».
Caricamento commenti
Commenta la notizia