Il business del gioco d’azzardo illegale del clan di Porta Nuova era targato Caserta. I «pannelli», ossia i siti con cui giocare, che venivano installati in modo fittizio nelle agenzie di scommesse controllate dalla famiglia del centro storico arrivavano dalla cittadina in provincia di Napoli dove Pietro Pozzi e Leonardo Marino si recavano personalmente per chiudere di volta in volta gli affari. I due, tra i più fidati uomini di Tommaso Lo Presti, a capo della famiglia dopo l’arresto di Giuseppe Auteri, si erano recati più volte in Campania anche per nuovi carichi di stupefacenti. Viaggi e legami passati ai raggi X grazie ai racconti del collaboratore di giustizia Filippo Di Marco, soldato della famiglia di Borgo Vecchio, quartiere particolarmente legato a Porta Nuova, che nel 2022 ha reso un interrogatorio agli inquirenti nel quale spiegava che «se uno apre un’agenzia deve prendere il pannello da Piero che lavora a nome di Leo Marino. Il pannello è il sito per fare giocare. L’insegna è una, ma di contrabbando usano il diverso pannello imposto. So che usano il pannello imposto da Leo Marino cinque agenzie, anzi sei». L’uso del pannello, però, non salvava i commercianti dall’estorsione, che continuava a essere imposta «ma con un occhio di riguardo». Il business era redditizio: nel circolo delle scommesse e del lotto nero venivano immessi i proventi dello spaccio di stupefacenti, che venivano così riciclati e triplicati nello spazio di pochissimi giorni. L'articolo completo oggi sul Giornale di Sicilia in edicola e nell'edizione digitale.