
Nel 2024 la Dia impegnata nel contrasto alla criminalità organizzata ha sequestrato beni per 93,4 milioni e confiscato beni per 159,9 milioni. Sono alcuni dei dati contenuti nella Relazione annuale del ministro dell’Interno al Parlamento.
In particolare, sono stati sequestrati beni per 56,7 milioni alla camorra, per 15,9 milioni alla 'ndrangheta, per 13 milioni alla mafia foggiana e per 5,9 milioni a Cosa nostra; confiscati beni per 104 milioni a Cosa nostra, per 30,9 milioni alla camorra, per 8,1 milioni alla 'ndrangheta e per 2,2 milioni alla mafia foggiana
In Cosa nostra «la prolungata assenza di una leadership solida e riconosciuta ha determinato ciclici avvicendamenti e tentativi di stabilizzazione tra le nuove e le vecchie generazioni, configurando un modello di coordinamento fondato sulla condivisione delle linee d’indirizzo e su una gestione operativa 'intermandamentalè». E’ quanto si legge nella Relazione al Parlamento sull'attività svolta nel 2024 dalla Direzione investigativa antimafia, presentata stamane a Roma. «Considerate le complesse relazioni tra le famiglie di Palermo e della Sicilia occidentale e gli altri clan presenti nella Sicilia orientale, gli attuali equilibri si configurano come assetti a 'geometria variabilè, in ragione della fluidità delle leadership criminali e dei business illeciti oggetto di contesa, elementi che generano alleanze e tregue tra i diversi clan».
Per la Dia, «Cosa nostra manifesta una presenza capillare su tutta l’isola, con proiezioni che, già nei decenni passati, si sono estese all’estero. I principali interessi criminali includono il traffico di stupefacenti, che ha visto la capacità di instaurare relazioni e forme di cooperazione con 'ndrangheta, camorra e soggetti stranieri per l’approvvigionamento della droga; le estorsioni, che costituiscono uno strumento tradizionale di controllo territoriale, oggi caratterizzate da modalità persuasive che evitano la violenza, limitandosi all’imposizione di forniture di beni, servizi e manodopera a prezzi maggiorati; il gioco e le scommesse online, funzionali al controllo del territorio e al riciclaggio dei capitali illecitamente accumulati».
«L'interesse mafioso - conclude la Relazione - si estende altresì ai settori dell’economia legale: l’infiltrazione nei processi decisionali degli enti locali, l’acquisizione diretta o indiretta di attività economiche tramite imprenditori compiacenti e prestanome, l’infiltrazione del comparto agro-alimentare mediante truffe finalizzate all’indebita percezione di finanziamenti pubblici destinati allo sviluppo agro-pastorale»
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