
La fama dei palermitani era ben nota ai giovani monrealesi che frequentavano le discoteche, in particolare il Country, dove «li si vedeva spesso questi dello Zen», racconta uno dei testimoni di quella notte al cronista. «Dove c’erano casini c’erano di mezzo loro, erano noti per essere protagonisti nelle risse». Alcuni dei giovani presenti quella notte in via D’Acquisto hanno confermato quello che già era stato anticipato dal Giornale di Sicilia nei giorni scorsi: i ragazzi di Monreale sapevano nomi e cognomi del commando che dallo Zen è partito per creare scompiglio nel paese, tanto da riconoscerli fin da subito e catturare ogni particolare di quei lunghissimi minuti in cui in via d’Acquisto era caduta una pioggia di sangue e fuoco. Sono quelli della movida violenta, che escono armati fino ai denti in cerca di guai.
Quella notte del 27 aprile le armi c’erano ancora una volta, nascoste nei borselli a tracolla e tirate fuori al momento opportuno dopo calci, pugni e bottigliate. Il lavoro di indagine sulla strage, grazie a testimonianze e riprese video, ha consentito di ricostruire, passo dopo passo, le varie fasi della notte di sangue. Nell'atto d'accusa contro Mattias Conti, le immagini in sequenza riprendono i protagonisti della sparatoria fare più giri lungo via D'Acquisto, teatro della carneficina. È l’1,14 quando si vede arrivare la Bmw Gs nera con a bordo Samuel Acquisto (che guidava) e il giovane con il piumino bianco, poi identificato in Mattias Conti. Con loro ci sono altri tre scooter. Passa solo un quarto d’ora e le telecamere riprendono - all’1,28 - Conti che corre con una pistola in mano. Qualcuno, dalle immagini sembrerebbe una ragazza, tenta di fermarlo, ma invano.
I testimoni raccontano di due sparatorie a distanza di pochissimo tempo. Uno di loro ricorda: «Ho visto un gruppo di ragazzi arrivare davanti all'Unicredit a bordo di tre mezzi. È scoppiata una lite e mi sono allontanato. Subito dopo ho sentito gli spari e sono tornato indietro. Ho visto Massimo Pirozzo ferito che scappava e il corpo di Salvatore Turdo a terra. Mi giro e vedo la Bmw con due giovani a bordo. Dietro c'era quello col giubbotto bianco. Sono certo che quest’ultimo avesse una pistola nella mano destra. Hanno proseguito la marcia su via d’Acquisto. E ancora gli spari, circa quattro: prima due, poi altri due».
Dalle telecamere e dalle ricostruzioni fornite dai testimoni, il diciannovenne avrebbe sparato in due momenti diversi: la prima raffica l’avrebbe esplosa mentre camminava a piedi; poi, in sella al motore, avrebbe fatto il giro della piazza e aperto nuovamente il fuoco contro la folla. Un altro testimone aggiunge: «Posso riferire con certezza che il passeggero della moto di grossa cilindrata, dopo essersi alzato sulla motocicletta, estraeva dalla schiena una pistola e, dopo aver scarrellato, esplodeva diversi colpi d’arma da fuoco». I racconti sono numerosi e in tanti riferiscono di colpi sparati ad altezza d'uomo. Ma anche di un lancio di oggetti contro la Bmw, che ne provoca la caduta. Poi la seconda raffica di pistolettate e la fuga verso Palermo degli autori della strage.
Durante l’ultima pioggia di proiettili, catturata dagli occhi elettronici all’1,31, le telecamere mostrano la motocicletta inclinata sul fianco destro e il passeggero che indossa un giubbotto di colore bianco mentre tende il braccio, come a voler mirare in direzione di un ragazzo non meglio identificato, che alla coppia in sella al Gs nero aveva tirato una sedia. E che a quel punto sarebbe rimasto ferito da un proiettile, come suggerirebbero le successive inquadrature che mostrano il giovane monrealese allontanarsi piegato in due mentre si tiene la pancia. Probabilmente - ma non c’è certezza - potrebbe essere una delle tre vittime. Dopo pochi secondi c’è la fuga: le immagini immortalano Calvaruso che si sbraccia, come per chiamare qualcuno; e in effetti passa qualche secondo e arriva proprio la Bmw con già in sella Acquisto e Conti: Calvaruso corre verso i compagni, salta in sella e, in tre su una sola moto, tutti scompaiono. In direzione Zen.

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