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Strage di Monreale, un testimone: «Andrea già a terra ferito, poi un’altra scarica di colpi»

Ricostruiti i minuti infernali in via D’Acquisto: «Ho raggiunto Miceli per soccorrerlo, ho controllato se respirava. Sono stato preso a bottigliate»

Un colpo di casco contro Andrea Miceli intervenuto per mettere la buona ha aperto la strada alla rissa sfociata nella strage di Monreale. Dai racconti dei testimoni agli atti dell’inchiesta sulla carneficina della notte del 26 aprile davanti a un bar di via D’Acquisto i magistrati e i carabinieri hanno ricostruito gli interminabili minuti di violenza e sangue.

Tutto comincia intorno all’1,30, quando Salvatore Turdo (poi ucciso a colpi di pistola assieme al cugino Andrea Miceli e a Massimo Pirozzo) rimprovera il gruppo di palermitani che con scooter e moto faceva manovre spericolate tra la folla.

«Dopo che Salvo gli ha detto di andare piano - mette a verbale uno dei testi - la moto dei palermitani si è fermata al centro della strada ed è calato il silenzio. Un ragazzo di bassa statura, con occhiali e borsello a tracolla, dice a Turdo «perché, tu chi m… sei?». Andrea Miceli, vedendo che si stavano scaldando gli animi, si è avvicinato a Turdo e ha cercato di mettere la buona riferendo che si stavano tutti divertendo e che era una festa. Ma subito dopo ha ricevuto un colpo di casco di colore azzurro in faccia sferrato dal ragazzo basso. È scoppiata la lite. Sono sempre rimasto fermo di fronte al bar 365 nella stessa posizione, avevo la visuale abbastanza libera».

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