«Pigghia u ferru… sparaci in capu», il racconto dei testimoni della sparatoria di Monreale
«Pigghia u ferru… sparaci in capu». Sono queste alcune delle frasi che, secondo due diversi testimoni, Samuel Acquisto avrebbe urlato la notte della strage di Monreale per incitare l’amico Salvatore Calvaruso a far fuoco. Parole gridate mentre la piazza era affollata in attesa della festa del Santissimo Crocifisso. Secondo il giudice per le indagini preliminari Ivana Vassallo, a quelle espressioni è seguito il massacro con venti colpi ad altezza d’uomo, tre morti e due feriti.Ed è sulla base delle dichiarazioni di chi ha assistito alla carneficina che il Gip ha convalidato il fermo di Acquisto, diciottenne dello Zen 2, emettendo nei suoi confronti un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Le affermazioni, riportate in maniera pressoché identica da più persone, sono state attribuite con sicurezza al giovane identificato da alcuni anche come «il ciccione» che avrebbe spinto Calvaruso a usare la pistola. Ad inchiodarlo, oltre alle testimonianze, ci sono le immagini delle telecamere di sorveglianza e i tabulati telefonici. Determinante anche il riconoscimento avvenuto via social. Uno dei presenti, sentito in caserma subito dopo i fatti, ha chiesto ai carabinieri di integrare la sua ricostruzione dopo aver ricevuto da un amico tramite Instagram una foto che ritraeva i due presunti autori del triplice omicidio di Andrea Miceli, Salvatore Turdo e Massimo Pirozzo, raggiunti da colpi all’addome, al torace e al collo. L'articolo completo sul Giornale di Sicilia in edicola e nell'edizione digitale.