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Primo maggio, corteo a Portella della Ginestra per le vittime della strage

Con lo slogan «Partigiani del lavoro», scritto anche sulle magliette rosse indossate da molti sindacalisti, centinaia di persone hanno partecipato alla manifestazione organizzata dalla Cgil siciliana e  dalla Camera del lavoro di Palermo a Portella della Ginestra, per commemorare il 78° anniversario della strage del Primo maggio del 1947 quando furono assassinate 11 persone tra braccianti, contadini, donne e bambini. Presente tra gli altri il presidente dell’Anpi nazionale Gianfranco Pagliarulo, la manifestazione è stata conclusa da Francesca Re David.

La giornata è cominciata alle 8.30 con la commemorazione al cimitero di Piana degli Albanesi e la deposizione di una corona di fiori nella cappella per le vittime, poi il raduno alla Casa del Popolo di Piana, da dove è partito il corteo, preceduto dalla banda di Mezzojuso Giuseppe Petta fino al pianoro di Portella, memoriale della strage. Al Sasso di Barbato un minuto di silenzio e poi la lettura dei nomi delle vittime da parte di Chiara Sciortino, associazione familiari di Portella della Ginestra.

«Oggi lavoratrici e lavoratori, soprattutto in Sicilia, soffrono una condizione di povertà crescente per certi versi inedita. Il lavoro da sinonimo di emancipazione e di libertà è diventato sinonimo di precarietà, quando chi lavora è costretto ad accettare condizioni precarie che portano con sé minori diritti, meno sicurezza, meno libertà», lo ha detto il segretario generale della Cgil Scilia, Alfio Mannino, nel suo comizio a Portella della Ginestra.

«Così – ha aggiunto- cresce l’ incertezza del futuro, che da fatto individuale   diventa condizione generale, riflettendosi su tutta la società e pregiudicandone lo sviluppo. Questo - ha sottolineato Mannino -  deve essere un primo maggio di riscatto. Un’occasione  per rilanciare la battaglia per il lavoro di qualità. In questo senso uno snodo fondamentale è il referendum dell’8 e del 9 giugno. Andiamo a votare per affermare la dignità di chi lavora, per mettere fine a precarietà e incertezza, per dotarci di strumenti in più per affermare la sicurezza sul lavoro. Il lavoro deve tornare ad essere una festa, una libertà che si sostanzia di diritti e che consente di costruire il futuro. Le lavoratrici e i lavoratori devono essere protagonisti nelle scelte che li riguardano».

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