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«Ci ha insegnato a vedere chi nessuno guarda»: il ricordo di Francesco dell'arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice

La Cattedrale di Palermo gremita per la messa in suffragio di Papa Francesco. In tantissimi hanno risposto alla convocazione del pastore della chiesa siciliana, Corrado Lorefice. Tanti i fedeli rimasti in piedi nella chiesa madre che brilla sotto le luci della nuova illuminazione collaudata appena qualche settimana fa. Preti, religiosi, suore, laici numerosi quanti hanno voluto dare il loro abbraccio, offrire preghiere e gratitudine per colui che è ritenuto «il padre di tutti», come molti hanno ripetuto. E’ stato proprio Bergoglio a nominare arcivescovo don Corrado, nell’ottobre 2015, quando quest’ultimo era solo un parroco di un piccolo comune a sud della Sicilia, Modica, nel Ragusano. All’ora il pontefice gli raccomandò - ha ricordato in questi giorni Lorefice - di non cambiare: «Resta quel che sei», gli disse.

«Ha visto chi nessuno guarda»

«Dio ci ha donato per dodici anni questo Papa «venuto da lontano», diventato l’amico di ogni uomo. Tutti abbiamo sempre pensato a lui come all’uomo buono, fraterno e paterno, l’uomo comprensivo e aperto che avremmo voluto incontrare». Ha detto un commosso Lorefice nella sua omelia. Con parole più volte incrinate dalle lacrime, ha ricordato che «pure noi, nel nostro cammino come Chiesa di Palermo, siamo stati raggiunti amorevolmente dallo sguardo di Papa Francesco. Con amicizia, con comprensione, con fiducia. Lo dico con commozione, con pudore e gratitudine intima: io per primo mi sono sentito visto, scovato da lui. E questo suo sguardo mi ha dato forza, mi ha ricordato lo sguardo di Dio su di me e nello stesso tempo mi ha dato la gioia di guardare voi, ognuno di voi, e di andare a cercare - anche se non sempre ci sono riuscito - coloro che non sono visti da nessuno».

Anche coloro che «non mettevano in pratica i suoi insegnamenti di disarmo, di pace, di attenzione agli ultimi lo rispettavano, lo ritenevano un 'uomo buono che amava e lavorava per l’umanita». Sì, perchè Papa Francesco, con la vita e con le parole, ci ricordava sempre che il Risorto volge lo sguardo agli ultimi, agli abbandonati, a coloro che nessuno vede. Ci ha invitati sempre e ci ha mostrato come attuare le parole del Signore: volgere lo sguardo verso i 'trafittì della storia, coloro che nessuno vede. Questo è stato uno dei grandi insegnamenti evangelici di Papa Francesco: vedere chi non è visto».

Quando Francesco è venuto in visita a Palermo

«Pure noi, nel nostro cammino come Chiesa di Palermo, siamo stati raggiunti amorevolmente dallo sguardo di Papa Francesco. Il 15 settembre 2018, qui, a Palermo, Papa Francesco è stato pellegrino nei luoghi del martirio del Beato Pino Puglisi. Ha illuminato la nostra vita e ci ha aiutato ad attraversare anche i momenti bui, quelli in cui sembrava di non sentire più la carezza di Dio». Ha ricordato l’arcivescovo di Palermo. «Sono trascorsi pochi giorni e siamo ancora una volta riuniti per celebrare l’Eucarestia, ma stasera - ha aggiunto - chiediamo al Signore di essere guariti dalla tristezza e dal dolore per la scomparsa del nostro caro Papa Francesco, nella certezza che la Pasqua che celebriamo è anche la sua Pasqua, la Pasqua del nostro Santo Padre».

Il pontefice è stato segno di «un Vangelo capace di dare gioia e di radunare fratelli e sorelle quali commensali di un pasto di convivialità e di rendimento di grazie, umile fermento di una famiglia umana radunata nella comune esperienza del perdono e della conversione all’Amore, avvinta da una pace stabile e duratura, pregustazione dello Shalom eterno che donerà il Principe della Pace, il Cristo Crocifisso e risorto, nel suo ritorno glorioso».

A lui, «all’Amore crocifisso, il nostro amato Santo Padre Francesco si è affidato fino alla fine, senza mai risparmiarsi, senza cautelarsi in alcun modo. Ha vissuto la Settimana Santa - ha concluso don Corrado - come prudenza non avrebbe voluto, ma secondo il suo grande cuore. Ha visitato, confortato, augurato, ringraziato, toccato e abbracciato, mettendo consapevolmente a repentaglio la propria ormai debole vita per la «follia» del Vangelo, per la «follia» della fede in una realtà più grande, per la follia» della speranza in un Dio che non delude. Non ha avuto paura di consegnarsi, fino alla fine, andando incontro alla morte. Un vero pellegrino della e nella speranza».

 

 

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