Le piogge non sono bastate. Almeno per Palermo. Il 2025 rischia di essere l’anno più critico. Lo rilevano i dati pubblicati da Amap e aggiornati lo scorso venerdì, 11 aprile. La disponibilità idrica negli invasi che alimentano il sistema idropotabile metropolitano fa registrate dati ancora bassi. Basti pensare che in tre anni si è perso circa il 78 per cento del volume lordo iniziale passando da 167,36 a 36,62 milioni metri cubi. E, ovviamente anche il dato sulla riserva utile, ovvero l'acqua che si può effettivamente utilizzare, riflette il crollo: da 147,09 milioni di metri cubi rilevati nel 2022 a 16,35 dell'anno in corso. A gennaio di quest'anno si era partiti da un livello complessivo intorno ai 50 milioni di metri cubi, con un lieve recupero a marzo e aprile, ma restando comunque ben al di sotto dei livelli registrati negli anni precedenti. Amap, che gestisce il servizio idrico in 48 comuni dell’area metropolitana, servendo circa un milione di abitanti, ha reso noti sul sito i dati aggiornati sull’andamento dei volumi d’invaso lordi dal 2022 al 2025. Numeri che confermano una tendenza negativa, soprattutto nel confronto tra il primo trimestre del 2025 e gli anni precedenti.
Una rete complessa ma fragile
Il sistema metropolitano palermitano si regge su un insieme articolato di risorse idriche. Ci sono quattro grandi sorgenti: Scillato, Risalaimi, Gabriele, Presidiana. A queste si aggiungono 21 pozzi e due derivazioni fluviali. E ci sono anche i quattro invasi artificiali: Piana degli Albanesi, Scanzano, Poma e Rosamarina. Di questi, solo il primo è gestito da Enel, mentre gli altri rientrano sotto la responsabilità della Regione Siciliana tramite il Dipartimento Acqua e Rifiuti. Gli invasi rappresentano mediamente ad oggi il 50 per cento del fabbisogno idrico del territorio, fornendo acqua non solo per uso civile ma anche per scopi irrigui, a beneficio di consorzi di bonifica e associazioni agricole. Complessivamente, i quattro invasi potrebbero contenere fino a 180 milioni di metri cubi di acqua, ma i volumi effettivamente utilizzabili sono inferiori, per ragioni tecniche e ambientali. Amap, per garantire la trasparenza e fornire una chiara percezione della crisi in atto, pubblica regolarmente i dati aggiornati relativi ai volumi complessivi accumulati.
Il confronto pluriennale: un 2025 in netto svantaggio
Il grafico pubblicato sul sito di Amap mostra chiaramente il confronto mensile tra i volumi lordi disponibili dal 2022 al 2025. L’andamento evidenzia:
- 2022: un anno di relativa abbondanza, con valori stabili tra i 170 e i 180 milioni di metri cubi fino a metà anno, seguiti da un calo graduale in autunno.
- 2023: una partenza più bassa ma con una discreta tenuta fino a ottobre.
- 2024: un trend in flessione, già da gennaio sotto la soglia dei 80 milioni, e in costante calo fino a dicembre.
- 2025: l’anno più critico. A gennaio si parte da un livello intorno ai 50 milioni di metri cubi, con un lieve recupero a marzo e aprile, ma restando comunque ben al di sotto dei livelli registrati negli anni precedenti.