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Evasione dal Malaspina, i sindacati: «Serve aumentare sicurezza»

La sede del tribunale per i minori di Palermo

«L'evasione di tre detenuti nel carcere minorile di Palermo è la conferma di quanto denunciamo da anni. Bisogna aumentare la sicurezza delle strutture e adeguarla ai detenuti». È quanto dichiarano Calogero Navarra (Sappe) Dario Quattrocchi (Osapp) Gioacchino Veneziano (UilPa PolpPen) Francesco D’Antoni (Uspp) Domenico Ballotta (Fns Cisl) Gaetano Aglizzo Fp Cgil). «La sinergia dichiarano tra polizia penitenziaria con i carabinieri, la polizia di Stato e guardia di finanza, ha permesso di catturare velocemente i tre fuggiaschi di nazionalità straniera (costa d’avorio, tunisino, marocchino) evasi domenica mattina dal carcere Minorile di Palermo Malaspina.

«La modalità dell’evasione - aggiungono i sindacalisti regionali della polizia penitenziaria - è al vaglio degli inquirenti, ma pare escludersi che i tre avrebbero segato le sbarre della cella, ma rimane un fatto ineludibile, è cioè che la fragilità delle carceri minorili italiane non consente più la permanenza di detenuti (minori-maggiorenni) in strutture costruite per finalità esclusivamente risocializzanti, quindi oggi è fondamentale incrementarne la sicurezza come più volte chiesto».

«Dobbiamo evidenziare - concludono Navarra, Quattrocchi, Veneziano, D’Antoni, Ballotta, Agliozzo - che tutto il personale anche libero dal servizio è stato impegnato nelle operazioni di ricerca degli evasi, compresi gli operatori di polizia penitenziaria del centro giustizia minorile coordinati dal dirigente Santo Ippolito, e da unità di Ucciardone e Pagliarelli».

«È ancora l’evasione di tre giovani detenuti dell’Istituto minorile Malaspina di Palermo, ripresi dopo alcune ore, un nuovo chiaro segnale che gli istituti per minori hanno raggiunto livelli allarmanti con una situazione diventata ingestibile. Come è già accaduto in questo istituto nel 2023 con il tentativo di fuga di altri due giovani detenuti, si ripeterà in queste ore la sollecitazione a superare le antiche criticità strutturali del Malaspina che mettono in crisi il sistema di sicurezza. Ma non basta. Le rivolte diffuse in tanti istituti, le aggressioni al personale penitenziario riprovano che se non si interviene con fermezza e per tempo il controllo è destinato a sfuggire di mano proprio come accade nelle carceri per adulti». Ad affermarlo è il segretario generale del Spp, sindacato polizia penitenziaria Aldo Di Giacomo.

«Quella dell’istituto per minori è l’altra faccia della medaglia dell’emergenza carceri che gli agenti non possono fronteggiare da soli. A marzo 2025 nei 17 istituti penali per minorenni ci sono 597 giovanissimi rispetto ai poco più di 300 di due anni fa. I più numerosi a Nisida-Napoli (79), Milano (72), Torino (49), Bologna (46), Catania (45). Ma con l'introduzione di una cinquantina di nuovi reati sono destinati ad aumentare: solo nell’ultima settimana in due «rave» sono state identificate circa 300 persone, in buona parte minori».

Per il segretario Spp «l'attuale sistema carcerario per minori non solo non serve a nulla ma si rivela una sorta di scuola per delinquere: il 90% di chi entra in un istituto per minori si avvia verso una «carriera criminale» passando come stadio successivo immediato al carcere normale. Il 70% dei ragazzi entra per custodia cautelare, con una permanenza media di poco superiore ai 100 giorni. Il fenomeno delle baby gang insieme alla tendenza all’emulazione dell’atteggiamento dei «grandi» che comandano dalle celle sono due aspetti nuovi da affrontare. Tra le priorità è necessario pensare agli istituti per minori per potenziarne il ruolo effettivo di rieducazione oltre all’adeguamento delle strutture carcerarie esistenti, fatiscenti e vetuste, e ad un piano di assunzione di personale specializzato e penitenziario».

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