
Fiaccolata ieri sera a Belmonte Mezzagno per dire no alla violenza contro le donne e per ricordare Sara Campanella, la giovane universitaria uccisa a Messina. In tanti hanno preso parte alla manifestazione.
«La fiaccolata non è un gesto simbolico. È un dovere. Un dovere verso la nostra comunità. Un dovere morale: non girarsi dall’altra parte - dicono gli organizzatori - In questi giorni siamo tormentati. Dalla tristezza, dalla rabbia, dalla frustrazione. Quando abbiamo appreso dell’ennesimo femminicidio, quello di Sara Campanella, ci siamo sentiti tutti impotenti. Ma impotenti si resta solo se ci limitiamo alle fiaccolate, alle panchine rosse, ai post del 25 novembre. Se ci fermiamo alle iniziative simboliche, senza azione, senza volontà concreta di cambiare le cose».
Per i partecipanti bisogna impegnarsi per fermare questa lunga scia di sangue. «Diciamo no alla paura di sapere che la prossima potrei essere io. Potresti essere tu. Tua figlia, tua madre, la tua amica - dicono - Non vogliamo essere le sopravvissute di una guerra non combattuta. E noi, non vogliamo ringraziare nessuno per essere vive oggi. Il fatto che possiamo ancora parlare da un microfono e non da una lapide non è un privilegio. È un diritto. E tu, madre, muori nel momento in cui squilla quel maledetto telefono. In quel momento, non c'è più un prima né un dopo. Sara è stata uccisa anche dall’indifferenza. Da chi ogni giorno sceglie di voltarsi dall’altra parte. Da chi pensa che la violenza sulle donne sia un problema degli altri. Bisogna agire. Che da questa sera
possa nascere un vero movimento, in nome di Sara Campanella e di tutte le vittime».
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