Il blitz antimafia a Palermo, le intercettazioni rivelano contrasti su gerarchie e incarichi: non siete capaci di fare niente
Non servono armi per dichiarare guerra. A volte bastano il disprezzo e il silenzio. Lo scontro tra le due «anime» del mandamento della Noce passa dalle intercettazioni, dai toni secchi e da parole che non lasciano margini a compromessi. «La squadra che c’è per ora è una squadra contraria a quella nostra», dice Carlo Castagna, intercettato mentre discute con Renzo Lo Nigro, anche lui appena tornato in libertà dopo anni di carcere. Due della vecchia guardia che, secondo gli investigatori, si sarebbero mossi su un binario parallelo rispetto alla linea dei nuovi referenti guidati da Giuseppe Romagnolo. Lo Nigro, infatti, si muoveva in autonomia rispetto alla nuova reggenza della Noce. Eseguiva estorsioni, gestiva traffici di droga e si proponeva come figura di riferimento per il recupero di crediti ma tutto questo avveniva «in aspra polemica con i soggetti posti nel nuovo assetto del mandamento», che lui bollava come «cose inutili», rei di non rispettare le regole della vera Cosa nostra. Intanto Romagnolo attendeva un contatto, un passo verso di lui: «È da venti, venticinque giorni, un mese che aspetto con ansia». Ma Lo Nigro aveva evitato il confronto e ne parlava in auto con la moglie spiegando i motivi della rottura. «La mia priorità lo sai qual è? Loro devono sapere che ne sono uscito - raccontava senza sapere di essere ascoltato attraverso una microspia -. Mi avete fatto la min... tanta. Io non è che posso combattere con te che non siete capaci di fare niente. Quindi mollatemi. Portagli tutte cose e sleghiamoci, e già ci siamo slegati. Quindi non abbiamo più niente a che spartire di niente». L'articolo completo oggi sul Giornale di Sicilia in edicola e nell'edizione digitale.