
«Materiale frammentario e friabile, che ciò nonostante è stato ritenuto sufficiente per l’affermazione di responsabilità in quanto ‘’sentito dire qualificato’’»; racconti poveri di contenuti e di particolari, ma ritenuti fondati perché riferiti da personaggi autorevoli e dal peso specifico importante all’interno di Cosa nostra.
Racconti che sarebbero, però, soltanto elementi di contesto e contorno della vicenda e orfani di una fonte certificata.
Sono solo alcuni dei passaggi con cui la Corte di Cassazione, presidente Filippo Casa e consigliere estensore Carmine Russo, motiva la sentenza di annullamento dell’ergastolo di Antonino (Nino) Madonia, membro di Cosa nostra e storico boss della cosca di Resuttana, per l’assassinio del poliziotto Nino Agostino e di sua moglie Ida Castelluccio, compiuto il 5 agosto del 1989 a Villagrazia di Carini.
Una sentenza, quella della Corte d’Appello di Palermo, che la Cassazione giudica «manifestamente illogica e contraddittoria».
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