
«I giudici del merito hanno affrontato e escluso nella motivazione delle sentenze di primo e secondo grado le piste alternative che erano emerse nel corso delle indagini», scrive la Corte di Cassazione, che ha motivato l’annullamento dell’ergastolo di Antonino (Nino) Madonia, membro di Cosa nostra e storico boss della cosca di Resuttana, per l’assassinio del poliziotto Nino Agostino e di sua moglie Ida Castelluccio compiuto il 5 agosto del 1989 a Villagrazia di Carini.
Il riferimento è a una ricostruzione «più consistente e peraltro più coerente con la matrice mafiosa dello stesso - si legge nelle 24 pagine delle motivazioni - infatti la sentenza impugnata ha ricordato tutti gli indizi che avrebbero dovuto portare ad individuare un altro gruppo criminale di Cosa nostra quale responsabile del delitto, ovvero la circostanza che Giovanni Brusca si rese conto di essere pedinato proprio da una persona, a bordo di una Vespa celestina, la circostanza che l’amico e collega Paolilli riferì dei timori che Agostino gli aveva confidato in quel periodo perché la moglie era imparentata con Santo Sottile, persona collegata a Brusca, circostanza che, dopo esser tornati dal viaggio di nozze, Agostino e la moglie si recarono proprio da Sottile, ma nonostante tutte queste circostanze che conducevano nella medesima direzione, ha escluso la pista che avrebbe indotto a cercare il responsabile del duplice omicidio nella linea Sottile-Brusca-Riina».
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