«Materiale frammentario e friabile, che ciò nonostante è stato ritenuto sufficiente per l’affermazione di responsabilità in quanto ‘’sentito dire qualificato’’»; racconti poveri di contenuti e di particolari, ma ritenuti fondati perché riferiti da personaggi autorevoli e dal peso specifico importante all’interno di Cosa nostra. Racconti che sarebbero, però, soltanto elementi di contesto e contorno della vicenda. Sono solo alcuni dei passaggi con cui la Corte di Cassazione motiva le sentenza di annullamento dell’ergastolo di Antonino (Nino) Madonia, membro di Cosa nostra e storico boss della cosca di Resuttana, per l’assassinio del poliziotto Nino Agostino e di sua moglie Ida Castelluccio compiuto nell’agosto del 1989 a Villagrazia di Carini. Madonia era stato condannato per duplice omicidio sia in primo grado sia in appello, ma la Cassazione a gennaio aveva accolto il ricorso dei suoi avvocati Vincenzo Giambruno e Valerio Vianello (sostituiti in udienza da Alessandro Martorana e Giorgio Vianello).
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