
Nino Gioè, il capomafia della famiglia di Altofonte che è tra i protagonisti della fase organizzativa ed esecutiva della strage di Capaci, morto impiccato nella sua cella del carcere Rebibbia la notte tra il 28 e il 29 luglio del 1993, si è suicidato.
È quanto emerge da una consulenza disposta dalla Procura di Roma che conferma la ricostruzione di una precedente perizia. Lo scrive il quotidiano La Sicilia riportando parte del documento. La nuova consulenza evidenzia che «le caratteristiche macroscopiche del solco consentono di escludere una dinamica asfittica riconducibile a differenti modalità di compressione del collo (come lo strangolamento) mentre il riscontro di evidenti caratteri di vitalità permettono di escludere che il corpo del Gioè possa essere stato sospeso dopo il decesso».
Un suicidio che fu ritenuto anomalo quello di Gioè, uomo cerniera nei rapporti tra mafia e servizi segreti deviati. La sua morte è sempre stata avvolta nel mistero anche se, fin da subito, in una perizia indicò che era stato un suicidio. Ricostruzione confermata dalla nuova consulenza disposta dalla Procura di Roma.
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