
L’inversione di tendenza era stata già fotografata a febbraio, dopo le piogge che avevano sferzato l’Isola il mese prima, ma ora c’è la conferma: le dighe siciliane sono ritornate ai livelli di un anno fa, cioè a poco prima che scoppiasse l’emergenza siccità. Anzi, su base annuale, si registra un rialzo, pari al 15%, con 46 milioni di metri cubi d’acqua in più per un totale di 345 milioni di risorsa.
È quanto emerge dall’ultimo aggiornamento pubblicato dall’Autorità di bacino regionale, che a marzo segna anche un incremento su base mensile, di quasi il 29% dopo il +32% fotografato trenta giorni fa rispetto a gennaio.
A trainare verso l’alto sono soprattutto i bacini del versante orientale, lì dove le precipitazioni di inizio anno si sono fatte sentire di più, a cominciare dall’impianto nebroideo di Ancipa, dato per spacciato lo scorso ottobre e adesso in surplus del 237% nel paragone con il 2024. Ben al di sopra della media regionale anche il bacino di Pozzillo, nell’Ennese, che, sempre su base annuale, vede addirittura un rialzo del 500%.
Vanno invece più a rilento le strutture occidentali, come Poma e Rosamarina che servono il Palermitano e che rispetto al 2024 contano ancora un gap notevole, con cali, rispettivamente, del 25 e del 14%. Male anche la diga di Trinità a Castelvetrano, che sconta -48%, complice lo sversamento a mare dell’acqua ordinato da Roma per ragioni di sicurezza statica e poi scongiurato dai nuovi calcoli della Regione.
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