Palermo

Mercoledì 12 Marzo 2025

Palermo, polveriera Zen: i boss dietro la violenza

Una guerra sotterranea per il controllo dello Zen. Da un lato il gruppo mafioso legato a Nunzio Serio, reggente di Tommaso Natale e San Lorenzo, con il fratello Domenico tra i suoi uomini di fiducia; dall'altro la fazione emergente di Mirko Lo Iacono, detto «Varbazza», bollata con disprezzo dai boss storici come i «cani con la barba». I primi volevano riaffermare il loro dominio sulle piazze di spaccio e sulle scommesse clandestine ma temevano l'ascesa dei rivali che si erano conquistati spazio e autonomia arrivando a sfidare il potere trasmesso in passato dai «picciutteddi», cioè dalla famiglia Lo Piccolo (Calogero, Sandro e Salvatore), padrona indiscussa del mandamento.

Le intercettazioni

Le intercettazioni degli ultimi mesi - contenute tra le carte del maxi-blitz dei carabinieri che ha portato all’arresto di 181 persone - hanno confermato l’intensificarsi delle tensioni interne al clan e la possibilità concreta di un’escalation di violenza. E in effetti gli ultimi casi di cronaca dimostrerebbero che la polveriera dello Zen è improvvisamente esplosa. Negli ultimi due giorni una rissa in via Costante Girardengo è degenerata in accoltellamento, un colpo di pistola è stato esploso in pieno giorno in via Gino Zappa e un incendio (cortocircuito o altro?) si è sviluppato nella stessa strada all’interno di un’agenzia di scommesse, infine le fucilate di ieri contro un’auto in via Bianchini, tutti segnali (ne parliamo nell’articolo a fianco) che sembrerebbero indicare come lo scontro sia ormai in atto anche se molti dei protagonisti di un tempo sono oggi in carcere. Le discussioni dei mafiosi, captate dagli investigatori, avevano svelato riunioni preoccupate e dichiarazioni che lasciavano presagire un imminente regolamento di conti per il traffico delle sostanze stupefacenti nel quartiere. Gennaro Riccobono e Giovanni Cusimano, due uomini vicini ai Serio, avevano parlato apertamente di uno Zen ormai «perso» e dell’urgenza di Domenico «Mimmo» Serio di ripristinare l’ordine eliminando chi non rispettava le direttive. A partire dagli uomini di Mirko Lo Iacono che dovevano essere messi subito in riga: «Lui deve sistemare lo Zen se ne è capace... questi cani con la barba (lunga pausa)... un quartiere perso... perso», diceva Riccobono. L’amico era d’accordo con lui, anzi andava perfino oltre proponendo di utilizzare le pistole per fare piazza pulita: «C'è da fare la tunna, devi sbarazzare tutte cose, lui ce lo ha avuto un discorso, però dice non vuole sparare nessuno, devo sparare io solo?», diceva Cusimano che, però, non vedeva di buon occhio l’intervento di Serio perché avrebbe potuto creare spaccature nel sodalizio mafioso e attirare l’attenzione delle forze dell’ordine per via del suo carattere poco docile e della sua riconosciuta imprudenza. Gli ordini comunque li dava Nunzio, l’altro Serio, che aveva imposto il pizzo obbligatorio per tutte le piazze di spaccio dello Zen. In molti avevano espresso dubbi ma si erano dovuti adeguare: la «tassa» doveva essere pagata da tutti, senza distinzioni tra chi smerciava cocaina e chi invece droghe leggere.

Quei vecchi attriti

Un altro motivo di attrito tra i vecchi capi e i «cani con la barba» di Lo Iacono era il settore - anche questo molto remunerativo - delle scommesse clandestine e dei centri in cui si potevano piazzare le puntate. In una conversazione che compare nell’ordinanza dell’inchiesta, Francesco Stagno, Giuseppe Battaglia e Giuseppe Cangemi discutevano sulle modalità con cui la cosca avrebbe dovuto imporre le proprie piattaforme di gioco alle agenzie del mandamento. «Qua siamo già belli vestiti e pettinati», affermava Cangemi sottolineando la necessità di agire con criterio per espandere il business senza rischiare di «cadere» a causa di azioni scomposte. «Se dobbiamo andare a prendere cani di mannara, che ci dobbiamo andare con i ferri a casa e gli dobbiamo andare a tirare di sopra per pochi spiccioli, non vale la pena», spiegava quest’ultimo suggerendo che l’intimidazione doveva essere l’ultima risorsa. Ma Stagno aveva chiesto di mantenere un linguaggio più cauto: «Allora intanto ogni cosa... non parlare mai in prima persona nel senso...», un’esortazione a evitare espressioni che potessero comprometterli direttamente.

Risse e sparatorie, nessuno è al sicuro

Escalation di violenza allo Zen con tre episodi che si sono susseguiti nelle ultime 48 ore. L’ultimo caso in ordine di tempo è avvenuto ieri in via Ludovico Bianchini, dove una Fiat 500 parcheggiata è stata crivellata da colpi di fucile, segnale di un clima sempre più teso nel quartiere. I proiettili hanno infranto il finestrino lato passeggero: l’auto è intestata a una donna incensurata di 65 anni, anche il marito è senza precedenti, ed è proprio per questo motivo che il bersaglio appare anomalo anche se si inserisce in una serie di eventi la cui ripetitività comincia a essere sospetta. Gli investigatori sono al lavoro per ricostruire i possibili collegamenti: le indagini sono affidate agli uomini della Squadra mobile e ai carabinieri della compagnia di San Lorenzo. L’accoltellamento di un pregiudicato per spaccio in via Costante Girardengo, un colpo di pistola sparato contro una casa in via Gino Zappa e un incendio che sembrerebbe del tutto fortuito se non fosse che è scoppiato in un centro scommesse ubicato della stessa strada in cui è stato trovato il bossolo conficcato nella serranda. E, per ultimo, le fucilate: l’ipotesi è che dietro tutti questi fatti possa esserci un’unica strategia con dinamiche ancora tutte da chiarire. Quel che sembra certo è che qualcuno ha voluto lanciare un messaggio e l’ha fatto utilizzando le armi. Domenica, in via Costante Girardengo, Ignazio Ferrante di 31 anni è stato accoltellato con sei fendenti al torace, probabilmente al culmine di una rissa tra pusher. È in fin di vita, ricoverato in prognosi riservata a Villa Sofia con i polmoni perforati. Sul posto gli agenti hanno trovato una maglietta sporca di sangue, un dettaglio che farebbe pensare al coinvolgimento almeno di un’altra persona ancora non identificata. Subito dopo i poliziotti hanno trovato il foro di proiettile in via Gino Zappa e, ieri, a pochi metri dallo stesso stabile, sono dovuti intervenire i vigili del fuoco per spegnere un incendio, divampato nell’agenzia di scommesse, sul quale sono in corso gli accertamenti per individuare le cause che l’hanno provocato. Coincidenze oppure è in atto una lotta per il controllo del territorio dopo gli arresti che hanno decimato i ranghi della famiglia mafiosa dello Zen?

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