Palermo

Giovedì 06 Marzo 2025

In Sicilia meno pesce in mare, le cooperative lanciano l'allarme: situazione preoccupante

pesce spada

Lo stato di crisi del settore della pesca è stato proclamato oggi dai pescatori di Sciacca (Agrigento). A formalizzarlo, in una lettera indirizzata al ministro delle Politiche agricole Francesco Lollobrigida e al presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, sono stati i presidenti delle cooperative «Frà Pescatori», «Madonna del Soccorso» e «San Paolo Consulting», che rappresentano armatori e pescatori. Le cooperative chiedono la dichiarazione dello stato di calamità naturale. «I cambiamenti climatici e il surriscaldamento del mare - dicono - rendono il Canale di Sicilia sempre meno pescoso, una tendenza che perdura da diversi mesi, con una situazione ormai sempre più drammatica e preoccupante». Le carenze riguardano varie tipologie ittiche: dal gambero al pesce azzurro, fino a merluzzi, triglie, polpi, totani e calamari, la cui pesca è in netto calo. «La crisi del gambero - aggiungono i rappresentanti dei pescatori - rischia di avere ripercussioni gravissime, considerato che per la marineria di Sciacca, quando le cose andavano bene, questo esemplare da solo rappresentava il 40% del pescato totale. Conseguenza: gravi diminuzioni di prodotto giornaliero e, conseguentemente, di fatturato». Anche il pesce azzurro, come alici e sarde, scarseggia sempre di più, e i responsabili delle cooperative parlano di «strani fenomeni di carenza oltre che di ritardo nella crescita», con una situazione che si sarebbe aggravata nelle ultime settimane. «Tutto questo - aggiungono - riguarda non solo Sciacca, ma anche tutti gli altri comuni costieri con tradizione marinara che si affacciano sul Canale di Sicilia». La crisi viene definita «insostenibile da un punto di vista economico», con la maggior parte delle imprese di pesca costrette a fare continuamente ricorso al credito bancario e a indebitarsi con i fornitori, non riuscendo più a coprire i costi di gestione. La realtà marinara di Sciacca conta circa 120 imbarcazioni da pesca, di cui 90 di grandi dimensioni, con un’occupazione diretta di circa 400 pescatori, oltre all’indotto delle maestranze che lavorano attorno al settore. «I tratti di mare interdetti da anni - dall’Unione Europea e dalla Regione Siciliana - per favorire il ripopolamento ittico, non hanno centrato l’obiettivo prefissato, e oggi un intero comparto produttivo rischia di morire», concludono le cooperative di pesca.

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