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Prenderanno il via domani i giudizi di riesame delle 183 misure cautelari disposte nei confronti di boss, estortori e uomini di Cosa nostra coinvolti nel maxi-blitz dei carabinieri dello scorso 11 febbraio. Tutti gli indagati hanno fatto istanza di revoca dei provvedimenti restrittivi. L’enorme mole di lavoro che attende la sezione del Riesame, composta sulla carta da 11 giudici più il presidente (ma due magistrati mancano) ha spinto il presidente del tribunale di Palermo, Piergiorgio Morosini, a potenziare la pianta organica della sezione stessa con l’assegnazione di cinque giudici in più a settimana per quattro settimane.
Una decisione presa per affrontare una vera e propria emergenza e resa possibile dalla disponibilità delle toghe che hanno aderito. Non potendo «utilizzare» i gip, visto che l’ufficio ha emesso le misure cautelari, e i magistrati del dibattimento, per evitare successive incompatibilità, il presidente del tribunale ha chiesto la collaborazione dei quattro magistrati delle misure di prevenzione e di quelli delle quattro sezioni civili.
«Ci siamo trovati davanti a una situazione eccezionale - ha spiegato Morosini - e abbiamo deciso di impiegare tutte le risorse a nostra disposizione per affrontarla e per assicurare una trattazione accurata e una valutazione effettiva dei singoli casi».
«Nei colleghi ho trovato una grande collaborazione - ha aggiunto - Tutti hanno aderito volontariamente alla mia richiesta dimostrando l’intenzione di aiutare l’istituzione».
I giudici civili inseriti nella sezione del Riesame nella quasi totalità hanno già avuto esperienze nel settore penale. Il tribunale di Palermo, sulla carta, ha 104 giudici, ma dalla pianta organica mancano 21 toghe.
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