
Si è aperto il processo nato dalla denuncia di un imprenditore di Ciminna che dopo 4 anni di pressioni ha deciso di ribellarsi col sostegno di Addiopizzo. La procura ha chiesto il giudizio immediato. Davanti al Tribunale di Termini Imerese sono imputati Salvatore Sal Catalano, 84 anni, uno dei boss finiti a processo nell’inchiesta «Pizza Connection», Filippo Cimilluca di Ciminna, Vito Pampinella di Caccamo, mentre il palermitano Antonio Baucina dello Zen ha scelto il rito abbreviato.
La vittima, insieme all’associazione, si è costituita parte civile con l'assistenza dell’avvocato Salvatore Caradonna. I quattro indagati sono stati arrestati il 7 novembre scorso. Quando l'imprenditore si era ribellato all’estorsione, secondo le indagini dei carabinieri e le intercettazioni, gli indagati avrebbero deciso di fargli saltare la casa.
«Quello della provincia resta un territorio complesso dove Cosa nostra ha storicamente mantenuto forte il controllo del territorio, forse più di quanto possa riuscire a fare oggi nel capoluogo siciliano - dicono da Addiopizzo -. In questo scenario abbiamo avviato un percorso di ascolto e supporto al fianco dell’esercente, che ha portato, in raccordo con i magistrati della Dda e i carabinieri, al racconto e alla verbalizzazione dei fatti subiti. È una vicenda che conferma come il contributo degli operatori economici resta fondamentale affinché il lavoro prezioso di organi investigativi e autorità giudiziaria possa conseguire, ancora più velocemente, ulteriori risultati».
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