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La mafia che fiuta gli affari, anche nei concerti. Era agosto del 2023 quando il Parco Urbano di Bagheria si preparava ad accogliere il concerto di Piero Pelù. Ma dietro la festa e la musica c’era l’ombra del mandamento di Porta Nuova che voleva mettere le sue mani pure in questo evento. A dimostrarlo, un’intercettazione ambientale registrata all’interno dell’hotel Villa Archirafi di via Lincoln dove Francolino Spadaro, il figlio di Masino storico boss della Kalsa, e il cugino Filippo Marino discutevano dell'affare.
L’opportunità era stata presentata da Tommaso Spadaro, figlio di Nino e nipote di Francesco, che aveva prospettato l'idea di gestire uno stand di panini durante il concerto. A concedere l’autorizzazione, però, doveva essere il boss di Bagheria, Pino Scaduto, una figura che, secondo Marino, non era affidabile. «Chiddu, Scaduto! Ci vanno! Ci vanno!», commentava con disprezzo evidenziando le proprie perplessità.
Spadaro, veterano delle dinamiche mafiose, aveva capito che l’affare avrebbe potuto portare guai. E metteva in guardia il cugino: «Non venire con problemi perché dobbiamo stare tranquilli!». Il timore era chiaro: accettare la proposta avrebbe potuto essere un boomerang per la prospettiva di restare incastrati in qualche indagine per i troppi occhi indiscreti puntati sullo spettacolo. «Non sono questi gli investimenti per me…», aveva tagliato corto Francolino mettendo fine alla discussione.
In realtà, alla fine, il concerto salto per un’indisposizione di Pelù e venne riproposto solo l’anno dopo nella stessa location ma questo episodio testimonia il fatto che nulla sfuggiva alla bramosia di denaro e potere dei boss neppure uno stand di panini da vendere tra una canzone e l’altra.
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