L'ambizione, la potenza, il ritorno alla gestione massiccia del traffico di stupefacenti. Cosa nostra è tornata prepotentemente a curare gli affari con la ‘ndrangheta e lo fa con l'atteggiamento di chi si sente padrone della città, forte di un mercato capillare che garantisce enormi capitali da reinvestire. Ed è proprio grazie a questi rapporti consolidati che i vertici mafiosi palermitani credono di poter davvero «comandare Palermo». L’inchiesta ha scoperchiato un meccanismo rodato in cui la droga viene importata dagli «amici» calabresi mentre il controllo del territorio si realizza imponendo i quantitativi da vendere, tassando ogni cessione o pretendendo una quota fissa dai pusher. E mentre i boss della vecchia guardia mantengono un atteggiamento distaccato, senza però disdegnare i proventi; i nuovi referenti hanno allacciato rapporti strettissimi con le famiglie attive nella Locride e nella piana di Gioia Tauro. Attraverso questa collaborazione, non inedita ma nuovamente operativa, l'organizzazione palermitana era in grado di importare ingenti carichi - soprattutto di cocaina - destinati al mercato locale. Uno dei mafiosi rampanti, che si occupava di gestire i traffici con la ‘ndrangheta, in particolare con i potenti clan dei Bellocco di Rosarno e di Villaseta, è Giuseppe Serio, uomo di fiducia del mandamento di Tommaso Natale-San Lorenzo. Della gestione della nuova partita di drogache era in arrivo ne discuteva con Francesco Stagno, suo uomo di fiducia, sottolineando la necessità di una distribuzione rapida ed efficiente per evitare ritardi che potrebbero compromettere gli affari. Il business si reggeva su un’altra regola precise: niente disparità di prezzi tra pena la perdita di credibilità. «Mi senti a me ... sta arrivando questo coso a fine ... la settimana entrante ... e ti devi organizzare per dove posarlo cose e poi smistarlo ... in quattro, cinque colpi non te lo piazzi tu questo coso?», diceva Serio. «Al volo, al volo! Ti dico, appena mi arriva i bagni ci dobbiamo fare!», aveva esclamato Stagno. A conferma del peso dell'operazione, Serio aveva fornito i dettagli sui contatti con i potenti clan calabresi mettendo in evidenza il ruolo dei calabresi che controllavano il porto di Gioia Tauro: «Questi sono tutti gli orari, per quello della Spagna - raccontava an cora Serio - dice dentro il porto .... dice se mi riesce ad alzare il container ... che mi riesce, compà ... dice vi faccio comandare Palermo. Mio fratello Mimmo mi ha fatto vedere... dice lo vedi a che ora arriva a Gioia? Mi fa ... dentro il porto... della famiglia di lui... i Piromalli... i Mulè e di Rosarno i Bellocco...». Alcuni uomini d’onore di vecchio stampo come Gino Mineo di Bagheria, almeno a parole, facevano finta di prendere le distanze dal traffico di sostanze stupefacenti anche se poi non rifiutavano di assaporare le cospicue entrate: «Stai attento ah, perché oggi domani, io vedi per ste cose non mi ci sono mischiato mai, non ci sono entrato mai, non è che mi voglio andare ad infangare poi con un pò di fanghi», sibilava il boss intercettato dagli uomini del comandante del reparto operativo dei carabinieri, Ivan Boracchia, e da quelli del nucleo investigativo guidato da Domenico La Padula: «Tu gli dici - aveva aggiunto Mineo - lascia qualche cosa per il paese, per i cristiani, gli dici che hanno di bisogno». Su una cosa, però, i «nuovi» erano d’accordo con i «vecchi»: non si doveva vendere roba di cattiva qualità, tanto meno il crack. Stagno, infatti, aveva riferito che ai fratelli Serio fosse stato proposto di vendere nelle piazze del mandamento anche la droga sintetica, così come avveniva nei quartieri del centro città, ma che si era opposto al fatto che allo Zen potesse essere smerciato questo tipo di merce perché avrebbe provocato serie conseguenze per la tranquillità della gente del quartiere. «Te la fai a Cardillo la piazza di crack - intimava Stagno - qua allo Zen piazza di ...? Dice perché che è?! Ma che stai dicendo ...? Che ci mancano gli zombi, ci mancano .. … omissis … ... già abbiamo gli zombi che si fanno fra loro ... appena ci metti il crack ... tu... abbiamo qua tutti figli ... tu ma che stai dicendo? Succede il delirio...». Oggi sul Giornale di Sicilia in edicola e nell'edicola digitale dieci pagine dedicate al maxi blitz con la mappa dei mandamenti, le foto e gli approfondimenti.