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Fiumi con piene d’acqua per le piogge ma molto si disperde in mare

Il bacino Trinità, intanto, continua a svuotarsi al ritmo di 100 mila metri cubi al giorno, sorte simile per Disueri e Cimia nel Nisseno

Dal Dittaino all’Irminio, dal Dirillo fino al Gibbesi, ma la lista, se si includono anche le reti fluviali minori, è decisamente più lunga e concentrata, in queste ore, soprattutto nel versante centro-orientale dell’Isola: stiamo parlando dei fiumi e dei torrenti siciliani rimpinguati dalle ultime due settimane di pioggia, come non si vedeva da tempo, con piene d’acqua che solo in parte vengono immagazzinate nei bacini del territorio «mentre il resto della risorsa finisce a mare, con buona pace delle aziende agricole che fra qualche mese, quando arriverà il caldo estivo, avranno un disperato bisogno di irrigare i campi». A suonare l’allerta è Coldiretti Sicilia, che oltre a monitorare giornalmente lo svuotamento della diga Trinità disposto da Roma per ragioni di sicurezza statica, «con uno spreco che rappresenta una ferita profonda per la regione», osserva anche l’andamento del reticolo idrografico evidenziando una «mancanza di sistemi adeguati per trattenere l’acqua che sta ingrossando fiumi e torrenti: non ci sono impianti capaci di incanalare queste risorse, perché passano anni prima di poter completare le infrastrutture necessarie».

Tra i sorvegliati speciali c’è il Dittaino, che parte dalla provincia di Enna per sfociare a Catania, dove i terreni, spiega l’agrumicoltore etneo Luciano Zuccarello, «grazie alle precipitazioni registrate tra gennaio e febbraio hanno colmato il deficit pluviometrico che ci ha martoriato per tutto il 2024, ma la boccata d’ossigeno non ci dà certezze per i prossimi mesi. Per questo, per «traghettare» con sicurezza gli agrumeti fino alla fine dell’estate, bisognerebbe canalizzare l’acqua in piena del fiume e conservarla nei laghetti presenti nell’aerale, per poi usarla quando non potremo farne a meno, oltre alle irrigazioni di soccorso garantite dal Consorzio di bonifica, che non bastano a soddisfare il fabbisogno delle imprese.

Attenzione, non sto suggerendo di sfruttare tutto il surplus idrico del Dittaino, indispensabile per il suo ecosistema» - e anche per quello costiero - «ma almeno in parte, sì». La stessa richiesta arriva dai coltivatori del Nisseno e del Ragusano per il Dirillo, anch’esso «gonfio» d’acqua, per non parlare del Gibbesi, un fiume, spiega il presidente di Coldiretti Agrigento Ignazio Gibiino, «sicuramente minore rispetto al Salso e agli altri corsi della provincia, ma che potrebbe essere usato per irrigare, magari utilizzando l’omonima diga, costruita 40 anni fa e mai collaudata: un impianto che, dopo le ultime precipitazioni, si era parzialmente riempito, sversando però il contenuto a valle perché le paratie restano sempre aperte. Un vero peccato per i coltivatori di Delia, Naro, Ravanusa e Sommatino.

E soprattutto per i colleghi di Licata, che d’estate patiscono la siccità più altri e non possono contare sulla risorsa salmastra del Salso», anch’esso in piena così come il Verdura, anche se per quest’ultimo fiume, e per il suo distretto agricolo, la musica è cambiata dopo i lavori realizzati dalla Regione, con la pompa attivata in territorio di Ribera, che preleverà l’acqua per convogliarla nei laghetti collinari garantendo l’approvvigionamento irriguo anche in quel di Burgio e Caltabellotta, e con il bypass installato a monte della diga Gammauta, che ha permesso di convogliare risorse sull’invaso Castello. Intanto, proprio sul fronte dighe, mentre il bacino di Trinità a Castelvetrano continua a svuotarsi al ritmo di 100mila di metri cubi d’acqua al giorno, anche altri due impianti siciliani hanno cominciato a sversare a mare e sempre per la stessa ragione, per criticità di tenuta statica e per i conseguenti limiti di invaso. Si tratta di Disueri e Cimia, che nel Nisseno contengono, complessivamente, circa un milione e mezzo di metri cubi di volume idrico.

E alla lista, considerando che due terzi dei bacini dell’Isola ha problemi strutturali e limitazioni di contenuto e che la stagione delle piogge non è finita, potrebbero aggiungersi ben presto altre strutture. «Ma non l’Ancipa», rimarca il capo della task-forse regionale anti-siccità Salvo Cocina, fissando a 22 milioni di metri cubi (sui 30 di portata massima) l’asticella raggiunta dall’invaso nebroideo, dato per spacciato fino a qualche mese fa: «non accadrà perché l’impianto non ha particolari fragilità, ma anche perché l’acqua ricomincerà ad essere turbinata dall’Enel mentre tra poche ore aumenteremo il pompaggio verso i Comuni nisseni ed ennesi, che per l’emergenza idrica hanno subito un lungo periodo di razionamento».

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