Le prenotazioni al Cup del Policlinico, nelle intercettazioni i trucchi per aggirare i blocchi: «...il sistema è furbo… ma...»
Pagine e pagine di intercettazioni svelano dettagli sempre più precisi sulle false prenotazioni e le liste d’attesa gonfiate al Policlinico. Sembrerebbe che due degli ex operatori del Cup, anche dopo essere stati trasferiti, non solo abbiano continuato ad utilizzare il sistema, ma anche dopo i blocchi informatici inseriti nel corso delle indagini per evitare le simulazioni propedeutiche alle prenotazioni dei raccomandati, avrebbero effettuato tentativi su tentativi per continuare ad agire sulle liste. L’inchiesta della Procura, condotta dalla guardia di finanza e anticipata dal Giornale di Sicilia, ha portato alla luce un presunto sistema di favoritismi e manipolazioni delle liste d’attesa, con l’inserimento di pazienti inesistenti, tra cui numerosi deceduti, per riservare posti a persone vicine agli operatori. Gli investigatori hanno accertato almeno 132 casi di prenotazioni fittizie nel periodo compreso tra il 2019 e il 2023. Gli otto i dipendenti indagati (Patrizia Rufola; Andrea Li Volsi; Antonio D’Amico; Filippo Fazzelli; Sandro Calderone; Clotilde Guarnaccia; Rosetta Sottile; Fabiola Citarda), sono stati tutti trasferiti in altri uffici (uno di loro, Li Volsi, è in pensione). Dalle intercettazioni emerge una telefonata tra la Citarda e D’Amico che sembrano non darsi pace per l’impossibilità di effettuare le simulazioni. La Citarda riferisce a D’Amico la conversazione con una collega (riferendosi presumibilmente alla Guarnaccia, si legge nel fascicolo): «No gioia, non li potete fare più». «Ma come non li possiamo fare più e perché» ci dissi. «Scusami e quando sono ricette rosse?». «Perché il sistema è furbo… il sistema… c’è il mo…». E D’Amico risponde: «No, no, è idda che è scimunita, scusami». Ma la Citarda insiste che un modo per superare il blocco c’è. E poco dopo, aggiunge: «Non è una cosa corretta che noi non possiamo vedere». E da lì iniziano fiumi di tentativi inserendo codici su codici, numeri su numeri. Sempre la Citarda, confessa a D’Amico di avere anche pensato di farsi fare una ricetta rossa del suo medico di base per poter poi utilizzare sempre lo stesso numero ed effettuare le simulazioni all’insaputa della collega: «Perché lei così rimane convinta che noi non possiamo fare le simulazioni ma intanto noi autri ni faciemu». E continuano a inserire codici fin quando, cercando ricette messe da parte, D’Amico ne trova per esami di sangue che riesce a sfondare il sistema: «Allora, fai 19022 e vai avanti». Alcuni dipendenti sembra che comunque sospettassero delle indagini. Li Volsi, avvisato da un conoscente che la guardia di finanza aveva convocato due pazienti che avevano prenotato tramite lui, avrebbe tranquillizzato il suo interlocutore dicendo: «Stanno facendo… un’indagine… sulle… sulle come si chiama… sulle prenotazioni». E poi ancora: «Non ti preoccupare ca nun succede niente, va bene?». Per poi l’accenno ad eventuali scambi di denaro: «Perché forse c’è qualcuno ca si pigghia picciuli».