Palermo

Venerdì 31 Gennaio 2025

L'inchiesta antimafia a Palermo: «Sansone, il re degli appalti faceva lo spaccone»

Agostino Sansone

La gestione degli appalti tra Uditore e Passo di Rigano passava dai fratelli Sansone, Giuseppe, Gaetano e Agostino, quest’ultimo diventato punto di riferimento per gli affari dopo gli arresti che avevano colpito i primi due. Business nel quale Francesco Bonura, boss scarcerato nel 2020, tentava di rientrare, utilizzando Eugenio Avellino, costruttore e titolare della Futura società cooperativa, già nella protezione di Agostino Sansone, che in passato era intervenuto per placare le ire di Girolamo Buscemi, detto Mummino, che per mesi aveva tentato di rintracciare Avellino: «Quello (Buscemi, ndr) - raccontava Agostino Sansone - ci andava ogni cinque minuti al bar e quello non si ci faceva trovare. Infatti è arrivato al punto che gli ha detto io ti rompo le corna a te e a tuo fratello pure, gli ha detto al bar al fratello». Sansone però era intervenuto anche in un’altra occasione, quando Avellino aveva contratto un debito di quasi cinquecentomila euro durante la costruzione di un fabbricato in via Ferdinando Albeggiani 7, un affare direttamente riconducibile ad Avellino e Sansone: «Quando io ti ho fatto aprire il cantiere nuovamente e ti ho fatto portare avanti il lavoro... il cantiere fermo, era in fallimento totale». Bonura cercava di fare leva su questi rapporti per reinserirsi nel giro di affari, provando a sfruttare alcuni episodi di «mali comportamenti» tenuti da Roberto Sansone (titolare della Sanedil srl, confiscata ad agosto), nipote di Agostino e figlio di Giuseppe. Roberto Sansone aveva creato più di un problema sul territorio con il fare da «spaccone», in un periodo nel quale, invece, era necessario viaggiare a fari spenti. In particolare, si erano registrati rapporti tumultuosi con un’amministratrice di alcuni condomini, Grazia Licata, con cui Agostino Sansone, nell’aprile del 2021, aveva intavolato una trattativa per dei lavori che riguardavano un immobile in via Beato Angelico. Durante le conversazioni, la donna dimostrava di avere avuto già in passato ottimi rapporti con Giuseppe Sansone. «Io, per me - diceva l’amministratrice - per come ragiono io il lavoro nel condominio lo dovreste fare voi». C’erano però degli ostacoli da superare, relativi alla Sanedil, già in quegli anni troppo in vista per i fatti di cronaca legati a Giuseppe Sansone. Era necessario trovare un’altra via poi individuata in altre due società, pulite, il cui titolare era Pietro Sansone, fratello di Roberto. Un modo per accaparrarsi i lavori e poi spartirsi i guadagni ma i rapporti stavano per essere messi a repentaglio da un’imprudenza di Roberto Sansone, che minacciò e allontanò degli operai di una impresa impegnati in un intervento di riparazione di un balcone in via Leonardo da Vinci. Questo ed altri episodi, tutti riferiti da Avellino, su cui Bonura in più di un incontro con Sansone aveva sottolineato. Quest’ultimo si confidava con la figlia, Silvia, avvocato, che gli consigliava di «difendere sempre la famiglia - sottolineava - questo Bonura è furbo, ti fa una domanda e già sa la risposta. Io mi leggo le intercettazioni e vedo come si comportano e sono tutti gli stessi, stesse frasi, stessi modi di fare: vedi che quello ha la mente bella piena».

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