Si stanno raccogliendo tutti gli elementi per andare in fondo alla questione. La storia del bambino disabile, dell’istituto comprensivo Boccadifalco-Tomasi di Lampedusa, finito in ospedale dopo l’ennesimo atto di bullismo, è sotto la lente di ingrandimento dell’Ufficio scolastico regionale.
«Stiamo acquisendo tutte le informazioni necessarie sul caso e abbiamo preso in carico la vicenda – spiega il dirigente vicario dell’ufficio scolastico regionale per la Sicilia, Marco Anello -. Abbiamo già contattato la preside avere maggiori dettagli ci consentirà di fare le adeguate valutazioni».
Anello spiega che in tutte le scuole vengono nominati dei referenti con compiti precisi di prevenzione e risoluzione dei casi di bullismo e cyberbullismo. Figura diventata obbligatoria in tutti gli istituti, scelta tra il corpo docenti, in grado di agire in piena autonomia nei limiti dettati dalla normativa. Il referente, inoltre, può agire da solo o avvalendosi della collaborazione di soggetti esterni alla scuola come psicologi, carabinieri, polizia o esperti del settore. La scuola attiva tentativi di recupero, informando direttamente e coinvolgendo la famiglia e il servizio sociale competente per il luogo di residenza dello studente.
«Le segnalazioni fatte al referente – spiega Anello - sono la prima fase, poi se ci sono fatti con elementi che possono sfociare in reati, viene inviata una relazione alla Procura». È quello che si sta cercando di capire in questi giorni sulla disavventura vissuta da Giuseppe (nome di fantasia), deriso e messo in ridicolo dai compagni in classe, sottovalutata, a detta dei genitori dello studente, da dirigente scolastica e insegnanti. Le offese rivolte al bambino, più fragile di altri peraltro, per la sua disabilità, hanno fatto stare male il piccolo. Visibilmente scosso e in preda a una crisi di pianto, è stato trasportato al pronto soccorso pediatrico dell’ospedale Cervello. Quando ha parlato con la psicologa, si è compreso quale fosse la fonte del suo malessere: l’esclusione dalla classe, le offese, la derisione, il continuo prendersi gioco di lui da parte dei compagni con offese e bugie sul suo conto. Tutte cose che nessuno potrebbe sopportare, tanto meno un bambino di dieci anni.
Mentre l’Usr sta cercando di individuare le responsabilità, la famiglia di Giuseppe sta agendo per le vie legali. «Devono chiedere scusa a mio figlio – dice la mamma del bambino – per come è stato trattato, per come lo hanno fatto stare male e nessun altro bambino deve vivere una sofferenza simile».
Il bullismo, ormai è accertato, porta a conseguenze anche molto gravi, in termini di danno biologico sia fisico che psicologico. Spesso i suoi effetti vengono sottovalutati anche se, come in questo caso, possono essere per il minore, devastanti. Possono creare, come dicono gli esperti, profondo disagio e sofferenza. E si ricorda che, dirigente scolastico, corpo docente e anche i collaboratori scolastici, ognuno nel proprio ruolo, sono soggetti con compiti di educazione, formazione e sorveglianza e devono sapere individuare i segnali di bullismo.
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