Morosini: «I magistrrati accusati di non aiutare il governo»
I magistrati si sono trovati di fronte a una campagna con la quale sono stati accusati di non «aiutare» il governo. Inoltre è stata progettata una riforma della giustizia che mira a modificare gli equilibri tra politica e magistratura. Prima di rispondere alle critiche Piergiorgio Morosini, presidente del tribunale di Palermo, è intervenuto all’inaugurazione dell’anno giudiziario intanto per rivendicare rispetto (parola chiave scelta dall’enciclopedia Treccani) e poi per richiedere che il confronto sui temi della giustizia non sia orientato verso lo «scontro ma verso il dialogo».
Nel merito Morosini ha osservato: «È confortante ascoltare esponenti del governo sostenere che l’azione di contrasto alla mafia sia una priorità per il Paese. Tuttavia, al di là delle perplessità sugli effetti in chiave antimafia delle recenti riforme su custodia cautelare e intercettazioni, forse dovremmo ricordare che un ingrediente fondamentale delle azioni di contrasto è la piena legittimazione e la piena credibilità della magistratura».
«La separazione delle carriere è inutile e dannosa»
Sul fronte giustizia è durissimo l’affondo contro la separazione delle carriere, definita «inutile e inidonea a garantire un corretto svolgimento del ruolo della magistratura: gli ingenti costi connessi all’attuazione della riforma dovrebbero piuttosto essere destinati al potenziamento della rete informatica e all’incremento del personale, solo così si potrebbe arrivare a una giustizia davvero efficiente. A una logica di separazione preferisco quella di unione, spero in un ripensamento: solo così i cittadini potranno tornare a riporre integralmente fiducia nella magistratura». Le fa eco il procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo Gianni Melillo, che tra le 26 Corti d’Appello italiane ha scelto proprio Palermo per assistere all’inaugurazione: «L'autonomia e l'indipendenza dei magistrati sono fondamentali per il cammino della giustizia - sottolinea, - Una rottura del tradizionale impianto ordinamentale, non accompagnata da uno sforzo di rinnovazione delle garanzie, rischia di generare una situazione di pericolo: è difficile guardare al futuro attraverso l'assottigliamento della trama costituzionale. Dal canto suo la magistratura sa di dover rinnovare quotidianamente la consapevolezza della relazione profonda che sussiste tra l'indipendenza e la correttezza del suo agire».
La protesta dei magistrati sulla riforma della Giustizia
L'intervento del delegato del Ministero della Giustizia, Alessandro Buccino Grimaldi, è stato preceduto dalla protesta dell’Associazione nazionale magistrati: in segno di dissenso verso la riforma della giustizia i magistrati hanno lasciato l’Aula Magna, per poi farvi rientro al termine del discorso di Buccino Grimaldi. Tale gesto, spiega il presidente dell’Anm Palermo Giuseppe Tango, è legato alla volontà di «accendere i riflettori su una riforma che avrà effetti nefasti soprattutto nei confronti dei cittadini, una minore qualità della giustizia e una minore risposta dell’azione giudiziaria, in un territorio che ha già pagato un prezzo altissimo. Se attualmente ci si preoccupa di eventuali sovrapposizioni ci chiediamo cosa possa succedere con la riforma: la creazione di un ordine di pubblici ministeri autoreferenziali e arbitri delle proprie carriere è un rischio per la tenuta democratica del sistema. Se ci sarà referendum saremo pienamente impegnati a spiegare ai cittadini dove sta la verità e dove la propaganda». «Nel 2024, come negli anni precedenti, non abbiamo mancato di essere assidui interlocutori con le altre istituzioni italiane - racconta -. Numerose e proficue in particolare sono state le occasioni di dialogo con il ministero della Giustizia: tale attività di raccordo si è tradotta nell’emanazione di una serie di pareri che fornissero al legislatore un apporto utile all’individuazione delle soluzioni normative più adeguate, anche alla luce degli obiettivi posti dal Pnrr. Spetta a noi valutare le ricadute delle scelte di politica giudiziaria sull'organizzazione degli uffici e sull'esercizio della giurisdizione». In merito alla riforma della Giustizia, prosegue Marchianò, «riteniamo che il principio di parità tra accusa e difesa non comporta necessariamente l’identità tra i poteri del pm e dell’imputato: la funzione requirente deve fondarsi su principi e regole di azioni comuni a quelle del giudice. D’altro canto non vediamo in che termini la separazione delle carriere possa contribuire a migliorare la qualità e l’efficienza della giurisdizione: questo può invece arrivare dal superamento delle persistenti criticità organizzative che caratterizzano il sistema giustizia, dalle carenze degli organici alle difficoltà delle procedure di informatizzazione delle procedure giudiziarie».
Grimaldi: «Nel 2024 è stato implementato di 80 milioni di euro il sistema degli incentivi per gli uffici giudiziari»
Tra i punti toccati da Buccino Grimaldi c'è il raggiungimento degli obiettivi Pnrr per quanto riguarda il settore giustizia: «Nel 2024 è stato implementato di 80 milioni di euro il sistema degli incentivi per gli uffici giudiziari, prorogando i contratti del personale Pnrr in servizio - spiega -. Per quanto riguarda gli investimenti Pnrr di cui il ministero della Giustizia è titolare al 31 dicembre 2024 è stato completato il 47,77% dei pagamenti: parliamo di 1,1 milioni di euro di finanziamenti circa. Sull'edilizia giudiziaria sono stati investiti circa 115 milioni, mentre sulla riduzione dei tempi di trattazione dei procedimenti civili e penali riscontriamo nei primi sei mesi del 2024 un -22,9% nel settore civile e un -32% in quello penale: serve un monitoraggio continuo, perché tutti gli obiettivi devono essere completati entro giugno 2026 per incassare la decima e ultima rata del Pnrr. Accanto a questo vogliamo semplificare le procedure civili e ridurre la durata di quelle fallimentari, in più vogliamo che il rinnovamento del sistema giudiziario sia adeguato alle esigenze della transizione digitale».
La lotta a Cosa nostra prioritaria
La lotta a Cosa nostra è prioritaria anche per Maurizio De Lucia, procuratore capo di Palermo: "Ci inquieta il fatto che oggi nello scenario nazionale si parli così poco di mafia, la cui permanenza nel nostro territorio prosegue: i nostri sforzi per disarticolarla restano immutati, ma per quanto grande sia il lavoro che svolgiamo serve un importante apporto economico per avere gli strumenti giusti per affrontarla».
Lia Sava: «I vecchi boss provano a riprendere il controllo, i giovani rampanti vogliono emergere»
Due invece le questioni affrontate nella sua relazione dal procuratore generale della Corte d’Appello di Palermo Lia Sava: lotta alla mafia e riforma della giustizia. Sulla prima, spiega, «per Cosa nostra non è un momento facile, gli anziani vogliono riprendere un ruolo attivo sul territorio e i giovani rampanti provano a emergere ma hanno di fronte il contrasto sapiente della Dda: Cosa nostra non è sconfitta, ma si alimenta di condotte criminose grazie a un degrado etico che fa da sconto al contesto che viviamo. Il suo interesse rimane inalterato e i suoi principali appetiti riguardano i fondi del Pnrr: ogni attività è finalizzata alla conquista di ricchezze ingenti, serve l’impegno di tutte le istituzioni per salvaguardare il lavoro degli operatori economici onesti, che rischiano di essere spazzati via dalle azioni criminali di Cosa nostra. L’economia sana è il solo volano che può liberare la Sicilia dal giogo mafioso: nel solo bacino del Mediterraneo operano oltre 3.600 organizzazioni criminali, specializzate nei traffici illeciti attraverso il ricorso all’intelligenza artificiale. Per reagire abbiamo bisogno di strumenti investigativi all’avanguardia».
L'Ordine degli avvocati: «Separazione delle carriere l’affermazione di un principio di civiltà giuridica»
Per il presidente dell’Ordine degli avvocati di Palermo Dario Greco «se la separazione delle carriere dovesse significare che il pubblico ministero debba prendere ordini dal potere politico o dal ministro della Giustizia, saremmo radicalmente contrari: nulla potrebbe esservi di peggio. Se il progetto di riforma all’esame delle Camere avesse previsto questo, noi avremmo detto che non siamo d’accordo, ma istituire due Csm e distinguere le progressioni, le valutazioni e i trasferimenti tra giudice e pm consente di fare un ulteriore passo verso la parità tra accusa e difesa. Dal nostro punto di vista, la separazione delle carriere non può essere ridotta ad uno scontro tra destra e sinistra o tra politica e magistratura; si tratta dell’affermazione di un principio di civiltà giuridica, secondo cui il giudice deve essere non solo terzo, imparziale ed equidistante dalle parti in causa, ma anche apparire tale.
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