L’imprenditore toscano Massimo Pinzauti, procuratore generale della Sipet, (Società ippica passione e territorio) a cui il Comune di Palermo aveva affidato la gestione dell’ippodromo nel 2020 (che era chiuso da 2 anni) per trent’anni, è stato condannato dal gup Ivana Vassallo a 5 anni di carcere per estorsione aggravata dal metodo mafioso, per avere esercitato pressioni su un ingegnere, facendolo andare via, che aveva lavorato per la riapertura della struttura. Secondo l’indagine dei carabinieri l’imprenditore toscano, patron della società che aveva vinto il bando per la gestione dell’ippodromo, aveva stretto legami con esponenti della criminalità grazie all’ex consigliere comunale di Fratelli d’Italia Mimmo Russo, (agli arresti domiciliari per scambio elettorale politico-mafioso e corruzione). Secondo l’accusa il mandante dell’estorsione al professionista che aveva lavorato all’impianto della Favorita sarebbe stato Pinzauti, a cui il Comune di Palermo si era rivolto, dopo la chiusura per mafia dell’ippodromo decretata nel 2017 dal prefetto Antonella De Miro, per l’affidamento della struttura. Sarebbe stato l’imprenditore ad avere incaricato Gregorio Marchese, figlio del bosso mafioso deceduto Filippo, a far allontanare in malo modo l’ingegnere che aveva lavorato per la riapertura della struttura della Favorita. «Dal momento dell’avvio dell’inchiesta sull’ippodromo - ha detto il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla - ho dato mandato di avviare un’indagine interna, affidata al segretario generale, nella qualità di anticorruzione, in modo da ricostruire tutta la vicenda dell’affidamento a Sipet risalente al 2020. Inoltre, abbiamo incaricato l’area del Patrimonio di verificare lo stato di fatto dei rapporti con Sipet che dovranno essere ulteriormente verificati alla luce delle norme codicistiche. Una volta ricevuti i riscontri, saranno valutati e adottati gli eventuali provvedimenti esclusivamente per il bene e il futuro dell’impianto».