Un fiume di tabacchi illegali dalle sponde del Mediterraneo e dall’Europa dell’est al cuore della Sicilia. L’operazione «Smoke Trail» ha smantellato due potenti organizzazioni criminali transnazionali dedite al contrabbando di sigarette, gettando luce su un sistema che, tra imbarcazioni da pesca e magazzini nascosti, alimentava un mercato illecito capace di generare profitti milionari. Coordinati dai pubblici ministeri Calogero Ferrara e Amelia Luise della Procura Europea, i finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria del comando provinciale, guidati dal colonnello Carlo Pappalardo, hanno arrestato 16 persone (14 in carcere e due ai domiciliari) e sequestrato beni per più di un milione di euro, oltre a 22 tonnellate di sigarette di contrabbando. Per altri 7 indagati, per i quali pure era stata richiesta la misura cautelare, l’eventuale esecuzione è stata invece rinviata all’esito dell’interrogatorio preventivo. Il giro d’affari era impressionante: le sigarette di contrabbando, appartenenti a marchi noti come Marlboro, Winston, Regina, Merit, Chesterfield e Philip Morris, avrebbero garantito un profitto illecito di circa 4 milioni di euro se immesse sul mercato mentre l’evasione dei dazi doganali ha comportato un danno stimato agli interessi finanziari dell’Unione Europea pari a 850 mila euro. Le indagini, durate due anni, hanno rivelato un articolato schema che univa due sodalizi attivi rispettivamente nel Trapanese e nel Palermitano, collegate da un’unica rete criminale. Il primo - diretto da Mongi Ltaief, 53 anni, tunisino ma residente a Marsala - operava prevalentemente tra Marsala, Mazara del Vallo e Petrosino, introducendo in Italia sigarette di contrabbando provenienti dalla Tunisia attraverso l’impiego di imbarcazioni da pesca. Il secondo - capeggiato dal palermitano Antonino Li Causi, 56 anni - acquistava grandi quantitativi di tabacchi lavorati esteri dal Nord Africa, dalla Germania ma soprattutto da alcuni nazioni dell’Europa orientale come Bulgaria, Slovenia, Romania e Croazia, tramite la mediazione di tre napoletani. Le merci venivano poi stoccate in magazzini strategicamente dislocati per essere distribuite grazie a una rete capillare di rivenditori. Gli arrestati, oltre ai nomi dei capi individuati dagli investigatori in Mongi Ltaief e di Antonino Li Causi, sono Vincenzo Bilardello, 66 anni, Vincenzo Gandolfo, 34 anni e Pietro Roberto Arini, 51 anni, tutti di Marsala), i palermitani Gaetano Li Causi, 33 anni, figlio di Antonino, Giovanna Quartararo, 33 anni, Gaetano Catalano, 46 anni, Gaetano Adelfio, 33 anni e Simone Pipitò, 34 anni, di Villabate; i campani Rosario Cozzolino, 38 anni, Gennaro Imperato, 61 anni e Salvatore Gremito, 51 anni, (i tre abitano a Ercolano) e Nejib Ammar, 35 anni, tunisino d’origine ma residente a Campofelice di Fitalia in provincia di Palermo. Il giudice per le indagini preliminari Claudia Rosini ha disposto gli arresti domiciliari per le palermitane Caterina Li Causi, 34 anni, figlia di Antonino e sorella di Gaetano Li Causi e per Concetta D’Asaro di 35 anni. Tra i sequestri effettuati dalla finanza figurano conti correnti, auto, immobili vari tra i quali un appartamento a Ficarazzi e un villino a Trabia, un mandarineto e perfino il negozio Le Bontà surgelate di via Gustavo Roccella, intestato alla moglie di Gaetano Li Causi, che era utilizzato come copertura per giustificare le entrate economiche sproporzionate rispetto al reddito dichiarato ma anche come punto di incontro per organizzare i traffici legati al contrabbando. Un aspetto particolarmente interessante emerso dalle indagini riguarda l'uso dei conti gioco online. Diversi account, riconducibili agli indagati, erano stati creati su piattaforme di scommesse, permettendo loro di riciclare i proventi derivanti dal contrabbando di sigarette. Le somme di denaro venivano caricate sui conti gioco, spese in parte per scommesse e successivamente prelevate come vincite, dando così una parvenza di legittimità ai guadagni.