La Procura di Termini Imerese, guidata da Ambrogio Cartosio, ha chiesto il rinvio a giudizio per Giovanni Barreca, accusato del brutale massacro della moglie Antonella Salamone e dei suoi due figli, Kevin ed Emanuel di 16 e 5 anni, avvenuto a febbraio dello scorso anno nella villetta di Altavilla Milicia. Stesso provvedimento anche per i due «fratelli di Dio», Sabrina Fina e Massimo Carandente, i quali avrebbero orchestrato la strage assieme all’ex imbianchino al culmine di un rito che aveva il presunto intento di liberare la casa da una fantomatica possessione demoniaca.
L’udienza per i tre indagati è fissata per il 27 gennaio davanti al Gip Gregorio Balsamo ma anche Giovanni Barreca, attualmente ricoverato nella Rems di Caltagirone, la residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza in cui è tenuto in custodia e dove sta seguendo un percorso di cure riservato alle persone affette da disturbi mentali che hanno compiuto reati gravissimi, potrebbe essere dichiarato non imputabile qualora fosse confermata la sua incapacità di sostenere il processo.
La perizia psichiatrica, grazie alla quale era stato scarcerato, aveva stabilito che l’uomo soffrirebbe di sindromi psichiatriche talmente pesanti che lo renderebbero incompatibile con il regime carcerario. La Procura aveva però evidenziato l’assenza del parere obbligatorio del pubblico ministero sottolineando invece la sua elevata pericolosità sociale. Da qui il verdetto del Riesame di annullare tutto e di riportarlo in cella, una decisione a cui si è opposto il difensore di Barreca, Giancarlo Barracato, presentando un ricorso in Cassazione che però è ancora in alto mare.
La figlia di Barreca, - diciassettenne all’epoca dei fatti e oggi maggiorenne detenuta da febbraio dell’anno scorso in un istituto minorile romano - anch’essa coinvolta nelle violenze, sarà giudicata separatamente dal tribunale per i minorenni, anche se si attende l’esito della perizia psichiatrica per stabilire la sua imputabilità che dovrà essere completata entro il 30 gennaio. Il Gup Nicola Aiello, del tribunale per i minorenni, ha disposto che il neuropsichiatra Ugo Sabatello, docente all'Università La Sapienza, valuti la capacità della giovane di intendere e di volere al momento della carneficina.
Secondo il pm Manfredi Lanza, Antonella Salamone sarebbe stata la prima vittima, colpita con violenza da pentole e attrezzi incandescenti, sarebbe stata sottoposta a sevizie fino alla morte con fascette ai polsi per immobilizzarla, percosse e privazione di cibo e acqua. E, alla fine, il suo cadavere, è stato bruciato in una fossa scavata nel giardino. Emanuel, il più piccolo dei figli, sarebbe stato bloccato a letto con le catene e costretto a ingerire caffè con una siringa per indurlo al vomito prima di morire di stenti.
Il decesso, come stabilito dal medico legale, sarebbe da attribuirsi a «insufficienza respiratoria acuta per trauma da inalazione termica», causata dall’uso di un asciugacapelli rovente introdotto nella bocca del bambino. Kevin, invece, avrebbe lottato disperatamente contro i suoi carnefici prima di essere legato con catene e cavi al collo e alla caviglie e incaprettandolo fino a perdere la vita per «asfissia meccanica violenta».
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